di Carla Dalla Costa
Pubblichiamo il testo del discorso tenuto da Carla Dalla Costa dell’associazione culturale I Sette Nani – sotto il titolo Di là del fiume e tra gli alberi – all’incontro “Quartieri in movimento. Appunti per la città che vogliamo” che si è tenuto venerdì 12 aprile 2019 presso la Sala del Consiglio di Municipalità di Zelarino.
L’associazione culturale I Sette Nani, di cui faccio parte, aderisce ad alcuni coordinamenti associativi tra cui il Forum e il Contratto di Fiume Marzenego Osellino, un insieme di associazioni (più di trenta) che hanno a cuore la riqualificazione del corso d’acqua di risorgiva che entra in Mestre e che non a caso era chiamato il “Flumen de Mestre”.
Molti ragazzi si stupiscono di avere un fiume in città. Ho visto la loro meraviglia accompagnando alcune classi scolastiche quando scoprivano a poca distanza dalle loro case un corso d’acqua con verdi rive, canneti, guizzi di pesci e aironi. Eppure per molto tempo era una via naturale: come mai questa rimozione? Che posto Mestre riserva al suo fiume?
Ecco di seguito alcuni dati storici che ho redatto dopo un’intervista a Giorgio Sarto di storiAmestre.
Nel Piano Intercomunale del 1962, mai approvato, la fascia del Marzenego che investe anche il Roviego e il tratto finale dei meandri del rio Cimetto veniva inserita come una parte di una Green Belt, una prevista “cintura verde”.
Nel 1973 la vasta zona a ovest del centro di Mestre fino alla ferrovia per Treviso-Udine veniva inserita nel Piano Regolatore Generale come verde pubblico urbano; inoltre veniva aggiunta una tutela sulle vicine aree agricole indicando “un valore ambientale della fascia del fiume”.
Nel 1985 il Piano di area laguna e area veneziana (PALAV), che individuava le fasce fluviali come essenziali per la tutela e riqualificazione ambientale e la pianificazione regionale e provinciale, inseriva sull’asta del Marzenego un corridoio della “rete ecologica”.
Dopo la creazione dei parchi Bissuola, Piraghetto, Chirignago, San Giuliano e del Bosco di Mestre, manca ancora da realizzare il Parco del Marzenego. Perché?
Il parco è al centro dell’agglomerato urbano, ed è sull’asse del fiume metropolitano che porta ai comuni vicini, tra cui Martellago, che da tempo parla di Parco del Marzenego. Questo parco, che ha un habitat diverso dagli altri perché comprende zone umide, prati, terreni agricoli e aree boscate, ha fin qui subito varie disavventure.
Nel 2005 il Parco del Marzenego era diventato solo il nome di una lottizzazione, che per fortuna nel 2014 è decaduta. L’allora assessore all’urbanistica del Comune di Venezia Andrea Ferrazzi ci aveva fatto sperare con le parole “restituiamo alla città” una superficie di 23 ettari sulla quale diversamente si sarebbero dovuti costruire: 31.000 metri quadrati di edilizia residenziale, 2000 metri quadrati di edifici a destinazione commerciale, 8300 di strutture ricettive per un totale di circa 120.000 metri cubi, più 4200 metri quadrati di parcheggio. Ferrazzi aggiungeva: “La dimensione di questo consumo del suolo oggi non è più sostenibile, né dal punto di vista economico né ambientale”. Ma le attuali autorità municipali dichiarano che “le precedenti Amministrazioni non hanno saputo stringere con i privati degli accordi soddisfacenti”, facendo intendere che ci penseranno loro.
In concomitanza con la scopertura del Marzenego nel centro di Mestre, nel 2014, l’assessorato ai Lavori Pubblici del Comune di Venezia ha presentato un progetto di fattibilità per il Parco del Marzenego, al quale ha collaborato anche il Consorzio Acque Risorgive. Si tratta di uno studio ai fini della sicurezza idraulica, della difesa e della depurazione delle acque, della loro godibilità e fruizione.
L’osservazione fatta a suo tempo dall’associazione I Sette Nani, d’inserire il progetto nel Piano degli Interventi, non è stata accolta ma classificata nella categoria delle “Idee”. Più di recente questo progetto riappare invece nel Piano delle Acque del Comune.
Che esito avrà questo progetto tanto lungamente atteso? A rafforzare ulteriormente la necessità del parco sta anche il fatto che il Piano di Assetto del Territorio vigente indica lungo il fiume un corridoio ecologico e “Percorsi naturalistici, ambientali e paesaggistici”.
Noi pensiamo che il Parco del Marzenego, che unisca il centro di Mestre a Zelarino, si debba fare, ma non tutto e subito aspettando di disporre dei fondi per l’intero progetto. Si può procedere intanto a piccoli passi. Il primo passo è semplice e poco costoso: unire con un percorso “dolce” lungo il fiume il parco pubblico “Umberto Zia” agli impianti sportivi pubblici di Zelarino e poi proseguire verso il centro di Mestre.
Che cosa consentirebbe questo intervento iniziale? Di poter camminare a piedi sull’argine e proseguire usando anche parte dell’argine del Roviego che scorre parallelo al Marzenego, e giungere poi ai meandri del rio Cimetto, arrivando verso la stazione metropolitana e via Olimpia al centro di Mestre, ricongiungendosi con la zona dell’ex Ospedale e i giardini di via Einaudi.
Il modo più economico per acquisire la percorribilità degli argini è la servitù di passaggio.
Il Piano degli Interventi dovrebbe prevedere questa progressività attraverso degli stralci, ed è a tal fine che la nostra associazione aveva fatto delle osservazioni che – ahimè – sono finite nel contenitore delle “idee”.
Fortunatamente a oggi il tentativo di lottizzazione è decaduto. Il suolo è ritornato agricolo. Che ne facciamo di quest’area? La teniamo come riserva per il futuro? La inseriamo nel non consumo di suolo? Riprendiamo il filo che dagli anni Settanta ripropone un parco e mettiamo a frutto il progetto di fattibilità che il Comune aveva fatto e che riappare inserito nel Piano delle Acque? Questa è la scelta da intraprendere: mantenere questo territorio agricolo e iniziare passo dopo passo a realizzare il progetto di parco.
Oppure invece l’urbanistica è diventata solo una città che cresce sul cemento priva di beni comuni e spazi ambientali?