di Maria Giovanna Lazzarin
Pubblichiamo un resoconto del convegno 26.9.2007-26.9.2017: cosa è cambiato? A dieci anni dall’eccezionale alluvione che ha colpito Mestre e l’entroterra veneziano. Le azioni intraprese e gli scenari possibili, che si è tenuto presso il Centro culturale Candiani di Mestre il 26 settembre 2017. Le risposte alla domanda emerse nel corso del pomeriggio non sono state molto rassicuranti. Dopo aver messo ordine nei suoi appunti, Giovanna Lazzarin ha voluto discuterne con Orietta Vanin, colpita dall’alluvione del 2007. Il risultato è nella videointervista in fondo all’articolo.
«È impossibile che l’improbabile non accada» (Emil Gumbel)
Se nella nostra società il bisogno di essere rassicurati è direttamente proporzionale alla paura e all’insicurezza che l’informazione mediatica ci trasmette, il convegno svoltosi martedì 26 settembre all’auditorium del Candiani a Mestre questi sentimenti li ha movimentati tutti.
L’incontro, organizzato dall’Ordine degli ingegneri della provincia di Venezia, Fondazione ingegneri veneziani e dal consorzio Acque Risorgive, intendeva fare il punto sulle azioni intraprese e gli scenari possibili a 10 anni dagli allagamenti che hanno colpito Mestre e il territorio circostante; il titolo poneva la domanda di fondo: 26.9.2007-26.9.2017: cosa è cambiato?
Già nel video iniziale si coglieva lo sforzo di rassicurare il pubblico, mostrando la quantità di opere messe in campo dai due consorzi di bonifica Dese Sile e Brenta inferiore ora riuniti in Acque risorgive: 79 opere individuate e 64 realizzate, per oltre 32 milioni di euro1. Ma continuamente si aprivano crepe.
L’ingegner Benedetti, direttore del servizio idrico integrato di Veritas, ha dovuto ammettere che i lavori promessi già nel 2011 per mettere in sicurezza Mestre erano ancora di là da venire2.
Mariano Carraro – già Commissario Delegato per l’emergenza concernente gli eccezionali eventi meteorologici del 26 Settembre 2007 – ha parlato a lungo delle azioni e delle linee guida individuate per contrastare il rischio idraulico, ma ha anche onestamente informato che delle 320 opere individuate per mitigare il rischio idraulico per un importo complessivo di 366 milioni circa, finora ne sono concretamente iniziate 28, avviate 51 e completate 94.
Come si pensa allora di procedere per il futuro?
L’assessore all’agricoltura della Regione Veneto Giuseppe Pan ha promesso 4 milioni per sistemare i canali di scolo piccoli e medi.
Il Comune di Venezia, per bocca di Vincenzo De Nitto, non ha detto niente, anzi no: il De Nitto ha voluto rassicurare che il sindaco Brugnaro intende proteggere i terreni agricoli; mentre diceva questo mostrava velocemente una carta del piano particolareggiato degli interventi comunali in cui era segnalata la futura edificazione a Tessera, dove dovrebbe sorgere il nuovo stadio con annessi in area agricola a rischio idraulico.
Mentre passavano gli interventi era interessante osservare il pubblico. A parte qualche rappresentante dei comitati allagati, la maggioranza dei presenti era composta da ingegneri maschi: venuti per avere informazioni sulle vasche di laminazione contro il rischio idraulico o sulle opere di compensazione per le nuove lottizzazioni?
L’intervento fatto da storiAmestre in quella sede3 non deve essere loro piaciuto: chiedere di mantenere i prati lungo le rive dei fiumi, senza destinarli a nuove edificazioni o trasformarli in vasche di laminazione per compensare, quando nella stessa sede i politici intervenuti hanno precisato che il “no consumo di suolo” comincerà veramente nel 2050.
Ma una domanda serpeggiava sotterranea tra tutti: può ripetersi un evento simile? Adriano Barbi, meteorologo Arpav, e Alvise Fiume, i4 Consulting S.r.l., hanno messo in campo molti grafici e calcoli matematici per farci capire che al massimo si possono individuare curve che segnalano il possibile tempo di ritorno di una pioggia simile e hanno chiuso il convegno con le parole dell’eminente matematico e statistico Emil Gumbel: «è impossibile che l’improbabile non accada».
Alla fine forse l’unico intervento veramente rassicurante è stato fatto da Andrea Chini di Radarmeteo srl che ha presentato i nuovi strumenti di previsione di fulmini e temporali; si è così capito che quando verrà, se verrà, un nuovo grande allagamento si potrà esserne informati con precisione e in diretta, dopo di che si salvi chi può.
Ci è venuta voglia, a questo punto, di chiedere ad alcune delle persone che avevamo sentito 10 anni fa per il laboratorio Acque alte a Mestre e dintorni, se adesso si sentono più sicure. Ecco la prima risposta, quella di Orietta Vanin, che il 10 novembre 2009 ci aveva presentato i suoi ricordi relativi alle alluvioni subite nel 1966 e nel 2007.
- Docufilm decennale alluvione a cura del consorzio di bonifica Acque risorgive, sul sito acquerisorgive.it, dove si possono trovare anche i Power Point di alcuni interventi. [↩]
- Nel 2011 Giovanna Lazzarin intervistò l’ing. Benedetti, il quale escluse che si potesse rifare la fognatura di Mestre (causa prima degli allagamenti del 2006-7) e ci spiegò che l’azienda era orientata a costruire altre vasche di prima pioggia dove convogliare le acque in eccesso e promise che a breve sarebbero partite le due più importanti, in via Torino e in via Bissagola. Cfr. Acque alte a Mestre e dintorni. Storie, luoghi, persone (2006-2012), a cura di Maria Luciana Granzotto, Maria Giovanna Lazzarin, storiAmestre [Quaderni, n. 13], Mestre 2013, p. 141. [↩]
- Giovanna Lazzarin, Fabrizio Zabeo: Acque alte a Mestre e dintorni: pensare il futuro; il testo sarà a breve disponibile sul sito ilfiumemarzenego.it. [↩]