di Alain, a cura di Giacomo Corazzol
Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.
Il fanatismo, di Alain
L’uomo è fanatico perché è animale. Svegliarsi significa in primo luogo balzare; fare attenzione significa in primo luogo starsene in agguato. Di questo movimento resta qualcosa in tutti i nostri pensieri, senza di che i nostri pensieri non sarebbero nulla. Ognuno di noi però sa che una grande paura o un gran desiderio non aiutano a centrare il bersaglio né ad assestare un bel pugno; né tantomeno a sbloccare una serratura o a regolare un orologio. Gli impulsivi sono maldestri e, attraverso esperienze brucianti, diventano timidi, intendo dire maldestri nell’immaginazione. Ora, per suonare il violino o per maneggiare la spada esistono dei metodi severi che giungono a liberare lo schiavo irritato da se stesso. La regola è: “Non slanciatevi con tutto il corpo; non gettatevi; non fate tutta l’azione in una volta; non preparatevi a saltare d’un balzo l’intera collina; non pensate a tutti i chilometri che avete di fronte a voi. Un passo e poi un altro”. Ammiro, nell’operaio, una specie di lentezza che va assai veloce e un’aria di indifferenza mediante la quale le case vengono costruite e le gallerie scavate. Lo stesso uomo però si getta a pensare; vi ci si mette tutto. Vuole risolvere tutto. Invece di sbrogliarlo, stringe il nodo.
Non si vede perché un uomo dovrebbe essere meno intelligente di un altro. Uno più uno due non è difficile da comprendere; se non si ricorre a uno più uno, maneggiare grandi numeri è impossibile. Così non serve a nulla andare in collera a seconda della grandezza del numero, come un cagnolino che abbaia all’elefante. Bisogna al contrario per prima cosa calmarsi e quindi dividere, cioè rimandare. Ora, capita che più un problema è complicato, meno si crede di aver diritto di rimandare. La morte, Dio, l’anima, la giustizia: come rimandare? Grande allarme, che fa ribollire il sangue. E sempre un qualche Pascal che scuote la porta. La favola della Sfinge è bella. La Sfinge aspettava l’uomo e gli proponeva qualche enigma; chi non indovinava veniva divorato. L’uomo è questo mostro nei confronti di se stesso. Non si concede proroghe. Il folle fornisce un’immagine ingrandita di un uomo ingenuo; il folle si precipita a giudicare. Questo miscuglio di vertigine, di paura e di collera è spesso percepibile dalle contrazioni dal viso e dal suono della voce. Quando il fanatico pensa, non mettetevi di traverso.
Socrate rimandava. Montaigne rimandava. Cartesio rimandava. In Cartesio infine il metodo si mostra; l’ordine compare. “Prima di conoscere la data cosa, devo conoscere quell’altra cosa, più semplice”. Lo stesso Cartesio ha anche detto che è spesso il nostro grande amore per la verità a far sì che la manchiamo. Occorre dunque guardarsi dal trasporto; significa assumere di proposito una specie di indifferenza. Tutta la forza dello spirito sta nell’analizzare; analizzare però significa scegliere e rifiutare istante per istante; significa pensare come si vuole, e non come vorrebbero le cose; ancor meno come vorrebbero gli uomini; perché essi vogliono la verità tutta e vorrebbero abbracciarla tutta intera con un solo movimento. È questa impazienza a perseguitare. In tal modo ad andare bruciata è sempre l’intelligenza. Essa è empia. Dividere le difficoltà, questo è sacrilegio.
Il problema è sapere se è permesso esaminare tutto. Sì, è un problema, e bisogna esaminarlo; dunque bisogna esaminare tutto. Non vincerete mai lo spirito che si sia svegliato una volta, anche quando fosse per sommare uno più uno. Perché la visione chiara di questa legge comune a tutti gli spiriti lascia apparire subito un altro valore ben al di sopra di questo mondo di forze, e che anzi esige che questo mondo di forze sia rifiutato. In nessun problema è la forza di un pugno a decidere; ed è per questo che la forza non è il diritto. Ma è probabilmente quando si è alle prese con se stessi, quando sperimentiamo come il minimo ritorno di forza rimuova persino la speranza di un pensiero, è allora che comprendiamo nella maniera migliore.
24 gennaio 1928
[Alain, Propos, I, texte établi et présenté par Maurice Savin, Gallimard, Paris 1956, pp. 754-756; traduzione di Giacomo Corazzol.]