di Enrico Zanette
Come abbiamo già fatto in passato, torniamo a celebrare l’anniversario di un evento che ha segnato la storia e la fantasia del movimento operaio internazionale. Il 18 marzo 1871 la popolazione parigina insorse contro il governo repubblicano insediato a Versailles. Cominciavano così i 72 giorni della Comune.
Enrico Zanette è autore di un libro sull’uso pubblico della memoria della Comune che abbiamo già presentato sul nostro sito e di cui si discuterà sabato 21 marzo 2015 presso l’Ateneo degli Imperfetti di Marghera. Potete scaricare il volantino dell’incontro cliccando qui.
Oggi è il 18 marzo, anniversario della Comune di Parigi. In un mondo in guerra permanente, mi piace ricordare che fu, nei suoi giorni, una delle prime espressioni dell’antimilitarismo. Un evento in particolare lo testimonia, la demolizione della colonna Vendôme.
La colonna era stata voluta da Napoleone per celebrare la vittoria di Austerlitz, avvenuta il 2 dicembre 1805. Fu costruita sul modello della colonna Traiana con il bronzo – almeno così sosteneva la propaganda napoleonica – dei cannoni strappati al nemico, sormontata da una statua di Napoleone rappresentato come Cesare. Dopo la caduta di Napoleone e il ritorno dei Borboni sul trono di Francia, la colonna rimase al suo posto, nella piazza Vendôme da cui aveva preso il nome; i sovrani restaurati fecero rimuovere e distruggere la statua di Napoleone: la grandezza della Francia continuava ad andare bene, ma quella di Napoleone no.
Nel 1833 re Luigi Filippo d’Orléans, salito al trono dopo la rivoluzione del luglio 1830, fece ricollocare sulla colonna una statua di Napoleone, tuttavia abbigliato dell’uniforme francese. Meno di vent’anni dopo, un nipote di Napoleone I, Luigi Bonaparte fu eletto presidente della repubblica francese nata dalla rivoluzione del 1848 e poi, nel giro di pochi anni, in seguito a un doppio colpo di Stato (entrambi organizzati un 2 dicembre…), si proclamò “imperatore dei francesi”. È riflettendo su queste circostanze, e su due rivoluzioni tradite, che Marx scrisse che la storia si ripete sempre due volte: la prima come una tragedia, la seconda come una farsa. Victor Hugo, che non aveva capito molto del 1848 popolare, salutando con favore la repressione dell’insurrezione operaia di giugno, ma che nel 1851 si oppose al primo colpo di Stato di Luigi Napoleone, pensava una cosa simile quando scrisse Napoléon le petit.
Allora, Luigi Napoleone diventato Napoleone III nel 1863 tolse la statua dello zio che si trovava sulla colonna Vendôme (senza distruggerla: la ricollocò all’Hôtel des Invalides, dove dal 1840 si trovavano le ceneri di Napoleone, traslate solennemente dall’isola di Sant’Elena); e ce ne mise un’altra che era la copia della statua originale di Napoleone raffigurato come Cesare.
Secondo lo storico Jacques Rougerie, nel corso dell’Ottocento due colonne si contesero il cielo parigino: la colonna Vendôme e la colonna della Bastiglia. La prima, al centro della borghese piazza Vendôme, rappresentava l’Impero e le sue conquiste; la seconda, nel cuore della Parigi popolare (e nel cuore della rivoluzione del 1789), eretta per commemorare la rivoluzione di luglio – e ai cui piedi, nel 1848, fu bruciato il trono di Luigi Filippo –, rappresentava la Repubblica e i suoi principi.
Val la pena far parlare i protagonisti. Non c’è retorica, le motivazioni della demolizione a opera della Comune sono lapidarie:
La Commune de Paris,
Considérant que la colonne impériale de la place Vendôme est un monument de barbarie, un symbole de force brute et de fausse gloire, une affirmation du militarisme, une négation du droit international, une insulte permanente des vainqueurs aux vaincus, un attentat perpétuel à l’un des trois grands principes de la république française, la fraternité,
DÉCRÈTE
Article unique. La colonne de la place Vendôme sera démolie.
Paris, le 12 avril 1871
La Comune di Parigi,
Considerando che la colonna imperiale della piazza Vendôme è un monumento di barbarie, un simbolo di forza bruta e di falsa gloria, un’affermazione del militarismo, una negazione del diritto internazionale, un insulto permanente dei vincitori ai vinti, un attentato perpetuo a uno dei tre grandi principi della repubblica francese: la fratellanza,
DECRETA
Articolo unico. La colonna della piazza Vendôme sarà demolita.
Parigi, 12 aprile 1871
La colonna fu effettivamente abbattuta un mese più tardi, il 16 maggio 1871. Nei giorni successivi, la notizia si diffuse destando l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Abbattere il “monumento di barbarie” non fu una cosa semplice, sul piano tecnico. Le immagini che hanno immortalato quell’evento ci fanno pensare a una folla esultante, ma anche a una Parigi che si era svuotata di molta della sua popolazione (quella ricca soprattutto), logorata dalla fame, angosciata, con l’esercito versagliese alle porte. La festa di marzo era ormai lontana, le sorti della Comune segnate e la sua opera incompleta. Di fronte alla sconfitta imminente si trattava almeno di riportare una vittoria simbolica: dimostrare che ciò che sembrava impossibile era stato possibile. Sul selciato della piazza, i rottami bronzei del militarismo abbattuto contribuirono, secondo Rougerie, a mettere fine al culto napoleonico che per decenni era rimasto forte anche tra le classi popolari parigine.
luigino conzon dice
come sempre siete “sulla notizia” storica fin che si vuole, ma sempre attuale nello spirito! bravi.