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“Oui, je suis Charlie”. Ma chi è Charlie?

15/01/2015

di Maria Turchetto

Anche Maria Turchetto ha raccolto il nostro invito a reagire e a riflettere su quanto accaduto il 7-9 gennaio 2015.

La mia identificazione è molto forte, perché dirigo la rivista L’Ateo – non è una rivista satirica, ma farmi beffe dei preti sulle sue pagine è una mia specialità, anche se prendo di mira soprattutto quelli cattolici, preferibilmente di alto rango. Soprattutto, perché da più di venticinque anni collaboro con il Vernacoliere, questo sì un giornale satirico, una realtà di provincia ma che ha forti affinità con il Charlie Hebdo – è un journal bête et mechant, come sottotitola un’altra testata satirica francese, Hara-Kiri. Negli anni ’90 ho disegnato per il Vernacoliere vignette un po’ sconce, che definirei sessual-demenziali, abbastanza simili a quelle di Georges Wolinski, una delle vittime illustri della strage di Parigi. Attualmente scrivo sul Vernacoliere una sorta di “pagina economica”, cercando di smascherare, con tutto l’umorismo possibile in questa tragica materia, le balle che ci propinano i guru dell’economia, un po’ come faceva sul Charlie Hebdo, firmandosi Oncle Bernard, Bernard Maris, economista che odiava gli economisti, altra vittima illustre della strage, autore appunto di una magnifica Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli.

Naturalmente, dopo essermi paragonata a Wolinski e a Maris, per (falsa) modestia dovrei aggiungere si parva licet componere magnis, ubi maior minor cessat o qualche altro brocardo ipocrita. Ma è un fatto: con questi due personaggi mi identifico fortemente. E non credo di essermi montata la testa, perché in questi giorni gli amici che incontro per la strada mi dicono: “Ehi, stai attenta! Guarda che prima o poi ti sparano!”. Dunque, mi identificano anche loro. E allora oui, je suis Charlie.

E la mia identificazione finisce qui. 

Sì, perché in questi giorni si sentono e si leggono frasi del tipo “siamo tutti Charlie, siamo tutti francesi, come dopo l’11 settembre siamo stati tutti americani”. Eh no, piano con le identificazioni. Io non posso identificarmi con la Francia che si precipita a bombardare il Nord Africa. Non posso identificarmi con gli Stati Uniti che dopo l’11 settembre hanno scatenato guerre senza fine. Non mi identifico con gli Stati che esportano la democrazia con le bombe: li considero Stati terroristi, li condanno come condanno ogni forma di terrorismo – e con parecchie aggravanti.

Sì, piano con le identificazioni. Anche voi, tanti di voi che siete scesi in piazza a esprimere solidarietà al Charlie Hebdo, vi ringrazio, ma dite la verità: siete davvero Charlie? Siete tutti Charlie? Perché mi sembra proprio di aver visto qualcuno che non lo è.

Charlie Hebdo è un giornale di sinistra, di estrema sinistra: lo sapete? Condividete davvero le sue posizioni radicali, antimilitariste, libertarie (libertarie, non semplicemente “democratiche”)? Ripudiate come Charlie i valori tradizionali, vi fate beffe di Dio, Patria e Famiglia? Davvero? Tutti?

Beh, io sì. Oui, je suis Charlie. E nient’altro, per favore.

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Archiviato in:La città invisibile, Maria Turchetto Contrassegnato con: Charlie Hebdo, intervento, libertà di stampa, Parigi

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Enrico dice

    15/01/2015 alle 19:59

    Nei giorni delle manifestazioni “je suis charlie”, mi è parso di assistere – quando non si è trattato di pura ipocrisia o marketing politico-identitario – a un fenomeno noto, come quando, per far fronte ad un trauma, ci si aggrappa a qualche entità soprannaturale. Le matite al cielo, appunto. Mi è sembrato, così, che quelle manifestazioni, più che la difesa dell’Illumismo e dei valori repubblicani, fossero la conferma – ahimè – del loro carattere etereo.

  2. gigio dice

    15/01/2015 alle 10:37

    Quanto c’è di consumismo in “je suis…”. Insegno lingua italiana a studenti adulti in prevalenza non italiani. C’è un ragazzo, arrivato da pochi mesi dalla Costa d’Avorio, che non mette insieme due parole due in italiano e perciò se ne sta zitto zitto vicino alla finestra. Appena si è accorto l’altra sera che si stava discutendo su “oui, je suis Charlie” c’è stato il risveglio: salta in piedi e esplode in una tirata tutta in francese contro la Francia che ruba e bombarda in Africa (voleurs, mauvaises come dite voi? Merde!). Poi, forse pensando di non essersi spiegato si è seduto e è tornato con gli occhi alla finestra.

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