di Alain, a cura di Giacomo Corazzol
Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol.
Coltivare giardini, di Alain
Quando un giardiniere vuole fare un giardino, comincia con lo strappare le erbacce, i pruni selvatici, i rovi ricurvi; mette in fuga gli uccelli; dissoda la terra; stana le radici, le estirpa e le getta nel fuoco. Dopodiché traccia dei vialetti, disegna dei quadrati e vi pianta dei cavoli, dei carciofi e delle rose. Solo allora si appoggia nobilmente al proprio rastrello e dice: «Ecco qua un bel giardino».
Il pedagogo è un giardiniere di questo tipo qui: passa il rastrello nelle giovani menti; il suo ideale è di strapparne le piante infestanti che vi crescono naturalmente e di farvi arrivare delle piante che ha preso da qualche altra parte. A questo punto fa visitare il proprio giardino da dei capi giardineri, di cui raccoglie gli elogi. Non coltiva il giardino per il giardino, ma per il giardiniere. In tutte le giovani menti che gli sono affidate semina le idee che ha lui; ed è contento quando queste crescono in loro così come crescono in lui. Ecco delle menti ben coltivate, che saranno sagge e felici.
Solo che succede una cosa, e cioè che presto il giardino viene lasciato a se stesso. Allora si vendica del giardiniere e del giardinaggio. Le vecchie radici, di cui resta sempre qualcosa, rispuntano in vigorose buttate. Gli uccelli, che non eran lontani, portano semi selvatici. Tutto questo ricrea la sterpaglia dei primi anni. Non senza fiori, non senza nidi gioiosi, non senza voli d’uccelli, ma neanche senza rettili. E cosa potrebbero fare, contro questa invasione di piante barbare, dei poveri ortaggi piantati appena sotto il terreno?
Il giardinaggio delle menti richiede maggiore prudenza; bisognerebbe preservare i prodotti della terra; potare e innestare, non strappare; trasformare la natura invece di volerne creare un’altra. Una ragazzina spiegava al fratello più piccolo che cosa è il vento: «C’è vento, diceva, per far sì che gli alberi si agitino». Un pedagogo avrebbe subito strappato e gettato al fuoco questa pianta selvatica. Fortunatamente però non c’era nessun pedagogo nei dintorni; c’era solo un papà ragionevole che ascoltava questi discorsi di bambini e ammirava il destarsi delle prime idee. Perché bisogna pure che la verità nasca dall’errore; e le nostre idee non sono veramente nostre finché non vi riconosciamo i nostri primi sogni.
28 febbraio 1908
[Alain, Propos. II, texte établi, présenté et annoté par Samuel S. de Sacy, Gallimard, Paris 1970, pp. 56-57, traduzione di Giacomo Corazzol; il titolo è redazionale]
domenico dice
molto bello e vero.
in cent’anni non abbiamo fatto nessun passo avanti, i giardini dei nostri ragazzi sono stati dimenticati e ora vorrebbero bruciare le sterpaglie, senza vedere che ci sono anche fiori nuovi. buone feste
poci