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Avvisi per i posteri. Dalla Prima guerra mondiale. 24

12/11/2014

di Marco Toscano

Nuovo appuntamento con le letture del nostro amico Marco Toscano intorno alla prima guerra mondiale, e alla guerra in generale.

Cari di storiAmestre,

questa volta ecco una poesia: la Ninna-nanna de la guera che Trilussa scrisse nell’ottobre 1914, quando l’Italia era ancora neutrale. Non so quanto sia oggi conosciuta. Quarant’anni fa godette di una certa fortuna grazie a Claudio Baglioni, che la cantò in un disco di successo del 1974. Del resto la poesia venne cantata ben presto sull’aria di una canzone popolare piemontese. Pubblicata nei fogli socialisti fin dal 1915, veniva cantata come canzone antimilitarista a Torino, ma anche dai soldati in trincea: versioni furono registrate nei primi anni Sessanta. Nel 1917 fu musicata per canto e per pianoforte, e lo spartito pubblicato. 

Nel 1921 Togliatti scrisse sull’Ordine nuovo che la Ninna-nanna aveva avuto nel 1917 “un grande successo e una diffusione enorme tra il popolo, quantunque naturalmente in quel tempo il cantarla fosse reato di… disfattismo”. Togliatti in guerra si era arruolato volontario, per combattere gli imperi centrali in nome dei diritti delle nazioni: sarà per questa sua scelta che mise i punti di sospensione prima di scrivere “disfattismo”? 

La versione popolare tralasciava i primi dieci versi, che potevano sembrare patriottici, con quella allusione a Cecco-peppe “che se regge co’ le zeppe / co’ le zeppe d’un impero / mezzo giallo e mezzo nero”. Ed è così, privata della prima strofa, che la trascrivo anch’io.

Nel 1914 Trilussa, pseudonimo di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, aveva poco più di quarant’anni; poeta in dialetto romanesco, continuò a vivere a Roma, dove morì a ottant’anni, nel 1950. 

Ringraziandovi per l’attenzione, un cordiale saluto dal vostro 

Mario Toscano

Ninna-nanna de la guerra, di Trilussa 

[…]

Ninna nanna, tu non senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che comanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio della razza…
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse.

Fa’ la ninna, cocco bello,
finché dura ‘sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambiano la stima
boni amichi come prima.
So’ cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra di loro
senza l’ombra d’un rimorso
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe’ quer Popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Nota. Riprendo La ninna-nanna de la guera dall’edizione Trilussa, Tutte le poesie, progetto editoriale, saggi introduttivi, cronologia e commento di Claudio Costa e Lucio Felici, Mondadori, Milano 2005, pp. 69-70, con note filologiche pp. 70-72, p. 71 per la notizia sullo spartito di Virgilio Brancati, La ninna nanna della guerra, canto e piano. Versi di Trilussa, Casa Musicale Italiana, Firenze 1917. Sulla canzone antimilitarista durante la prima guerra mondiale e sulle versioni raccolte negli anni Sessanta mi sono basato su Cesare Bermani, “L’Ordine nuovo” e il canto sociale, in “Guerra guerra ai palazzi e alle chiese….”. Saggi sul canto sociale, Odadrek, Roma 2003, pp. 193-196 (il saggio alle pp. 191-217); lo scritto, originariamente sulla rivista “l’impegno”, a. XI, n. 1, aprile 1991, si legge ora anche online sul sito dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea Biellese, nel Vercellese e in Val Sesia. (m.t.)

Le puntate precedenti:

23. Hermann Hesse, I bombardamenti aerei sui giusti e sugli ingiusti

22. Robert Graves, Quel giorno non facemmo prigionieri

21. Vera Brittain, Roland Leighton, Cos’hanno a che fare Giovinezza, Gioia e Vita con la guerra?

20. Catherine Marshall, Le donne considerano le persone come esseri umani e non come numeri di un esercito o di un censimento

19. Fanny Dal Ry, Non obelischi, ma colonne infami

18. Erich M. Remarque, Nessuno vuol sapere la verità

17. Aldo Palazzeschi, Il mandolino è mille volte superiore al cannone

16. Romain Rolland, Opinioni di Albert Einstein sulla guerra in corso

15. Simone Weil, La società attuale è un’immensa macchina di cui nessuno conosce i comandi

14. Andreas Latzko, Malato io? 

13. Józef Wittlin, I misteri della subordinazione militare

12. Elias Canetti, Inni nazionali e facce stravolte dall’odio

11. Karl Kraus, Davanti a una bottega di barbiere

10. Jaroslav Hašek, Quale Ferdinando, signora Müller?

9. Virginia Woolf, Togliere dai cuori degli uomini l’amore delle medaglie e delle decorazioni

8. La rivolta della Catanzaro, da Plotone di esecuzione 

7. Emilio Lussu, Un episodio di decimazione 

6. Corina Corradi, La scena si faceva sempre più spaventosa

5. Helena M. Swanwick, Il senso dell’onore è causa di guerre 

4. Romain Rolland, Ciascuno ha il suo Dio e combatte quello degli altri

3. Guglielmo Ferrero, Cesarismo, burocrazia, esercito

2. Bertha von Suttner, La storia insegna l’ammirazione per la guerra

1. Kurt Tucholsky, Una lettera ai posteri

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Archiviato in:Letture, Marco Toscano, Trilussa Contrassegnato con: Avvisi per i posteri, guerra, prima guerra mondiale

Interazioni del lettore

Commenti

  1. giorgio giannini dice

    12/04/2021 alle 19:27

    Salve. Le letture di Marco Toscano sulla Grande Guerra e sulla Guerra in generale… (naturalmente contro la guerra) sono molto interessanti…
    Complimenti.
    Giorgio Giannini

  2. Marco Toscano dice

    19/11/2014 alle 17:12

    caro Davide, grazie per la segnalazione. Ho ripreso in mano il libro che ho in casa, che è il “Meridiano” con tutte le poesie di Trilussa. Trilussa mise alla poesia “Fra cent’anni” la data “31 gennaio 2015”; fu pubblicata nella raccolta “Lupi e agnelli” del 1919 e ora si ritrova in “Tutte le poesie”, progetto editoriale, saggi introduttivi, cronologia e commento di Claudio Costa e Lucio Felici, Mondadori, Milano 2005, pp. 137-138. Grazie per questi scambi a distanza. Marco

  3. Davide Zotto dice

    18/11/2014 alle 14:36

    Alcuni giorni fa, leggendo l’ultimo libro di Emilio Franzina (“La storia (quasi vera) del milite ignoto. Raccontata come un’autobiografia”, Donzelli, Roma, 2014), mi sono imbattuto (pp. 33-34) nella citazione di un’altra poesia di Trilussa intitolata “Fra cent’anni”. Scritta nel 1914 poco dopo l’inizio della guerra immagina il ritrovamento delle ossa dei combattenti la grande guerra nel 2014 in uno stato di uguaglianza, ma sottoterra. Eccovi il testo così come lo cita Franzina:
    Da qui a cent’anni, quanno
    ritroveranno ner zappà la terra
    li resti de li poveri sordati
    morti ammazzati in guerra,
    pensate un po’ che montarozzo d’ossa,
    che fricandò de teschi
    scapperà fòra da la terra smossa!
    Saranno eroi tedeschi,
    francesci, russi, ingresi,
    de tutti li paesi.
    O gialla o rossa o nera,
    ognuno avrà difesa una bandiera;
    qualunque sia la patria, o brutta o bella,
    sarà morto per quella.
    //
    Ma lì sotto, però, diventeranno
    tutti compagni, senza
    nessuna diferenza.
    Nell’occhio vôto e fonno
    nun ce sarà né l’odio né l’amore
    pe’ le cose der monno.
    Ne la bocca scarnita
    nun resterà che l’urtima risata
    a la minchionatura de la vita.
    E diranno fra loro: – Solo adesso
    ciavemo per lo meno la speranza
    de godesse la pace e l’uguajanza
    che cianno predicato tanto spesso!

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