• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
storiAmestre

storiAmestre

storia e documentazione del tempo presente

  • Chi siamo
    • Informativa sulla privacy e l’utilizzo dei cookie
  • Rubriche
    • La città invisibile
    • Letture
    • Oggetti
    • Centro documentazione città contemporanea
      • 68 di Carta
      • 40 anni di manifesti
    • Agenda
  • Pubblicazioni
    • Quaderni
      • Titoli pubblicati
      • Come avere i Quaderni
      • 1. Breda, marzo 1950
      • 2. L’anarchico delle Barche
      • 3. Bloch notes
      • 4. Andare a vedere
      • 5. Cronache di anni neri
      • 6. Pensieri da un motorino
      • 7. Per riva e per marina
      • 8. Un cardellino in gabbia
      • 9. L’onore e la legge
      • 10. Il popolo delle pignatte
      • 11. Compagni di classe
      • 12. Rivolta e tradimento
      • 13. Acque alte a Mestre e dintorni
    • Altre pubblicazioni
  • Autori e Autrici

Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 14

19/10/2014

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol. Questa volta si comincia con una nota del traduttore.

NdT. Tribuni della plebe, magistrati eletti annualmente dalla plebe (secondo la tradizione, a partire dal 494 a.C., e in numero diverso, da 2 a 10, nei varî tempi) per difendere i plebei contro gli abusi del potere statuale; erano dotati di facoltà solo negative (l’intercessione, cioè il veto o l’annullamento dell’atto o del decreto), di un potere derivante non dalla legge ma dal sostegno del popolo, tuttavia molto ampio; l’istituto, ufficialmente riconosciuto nel sec. 3° a.C. così che i tribuni divennero dei veri e proprî magistrati, decadde con l’Impero fino a esaurirsi nel sec. 3° d.C. [dal vocabolario Treccani on line]

Il tribuno, di Alain

Mi è stato detto più di una volta: «Lei è l’ultimo radicale, o poco ci manca. Questa specie va scomparendo proprio come sono scomparsi gli uri». Ne ho riso molto. Ne rido ancor più ora. Il radicalismo non è affatto vecchio; è ancora bambino. Mi sembra che si possa indovinare ciò che sarà; è l’unico soggetto nuovo presente in politica, dove quasi tutto è stato detto.

L’arte dei governanti è stata studiata molto da vicino. Tocca la perfezione nella sua forma militare. Un colonnello sa persuadere e sa punire; se trattati con riguardo, i gradi intermedi fanno circolare il comando fino alle estremità di questo grande e spaventoso corpo. Tutti i poteri hanno gli occhi puntati su questo modello. Il potere di polizia non se ne differenzia quasi in nulla. Tutti i poteri, quello del giudice come quello dell’industriale, poggiano su quei due. Donde l’ordine, cosa lodevole e bella che merita obbedienza e che, peraltro, la ottiene.

Poiché le cose vanno così, cioè per mezzo di una combinazione di persuasione e di forza, è inevitabile che il cittadino sia governato più del necessario. Per fare un esempio, un esercito si estende e si instaura anche senza alcun progetto, per la sua sola natura. Tutte le parti del potere imitano l’esercito. Qual è il programma di un presidente? Chiede nuovi poteri. Qualche volta ci si lascia trascinare in previsione del bene che desidera fare. Ora, il bene che desidera fare è sempre quello di estendere il proprio potere e quello di tutti i poteri a lui solidali. Questa idea viene talora ingenuamente espressa da uomini che si dicono democratici e che credono di esserlo. Per loro è sufficiente che il popolo sia consultato di tempo in tempo in modo tale da consentirgli di scegliere un altro padrone o confermare quello che ha.

Ora, da noi, tutte le volte che il popolo trova un varco, la mèta verso la quale  ostinatamente si dirige è un’altra. Non elegge tanto dei capi quanto dei controllori. Secondo un’idea a mala pena intravista, il capo dello Stato non è tanto il capo di tutti gli uffici quanto il delegato del popolo, il Cittadino-modello che ha l’incarico di scoprire tutti gli abusi di potere e di porvi fine. In maniera più evidente, i ministri sono come dei tribuni, ciascuno dei quali deputato alla sorveglianza di una di queste potenti amministrazioni che, a lasciarle fare, tirannizzerebbero tutti. Così, il ministro della guerra non è in nessun modo il capo dell’esercito ma, piuttosto, il rappresentante dei cittadini, cosa che i veri militari hanno sempre percepito.

A partire da questo esempio, cerchiamo di capire come possa accadere che un ministro, benché scrupoloso, lavoratore e uomo di giudizio, possa in buona fede ingannare se stesso e ingannare noi. Eccolo dunque capo dell’esercito – o almeno così crede – e generale sopra i generali. Per prima cosa egli si adopera per conoscere questo nuovo mestiere; non ci riesce; si consiglia con quelli che lo conoscono e ben presto decide solo dopo aver ascoltato le loro proposte. Ciò sarebbe saggio se la missione di un ministro fosse quella di essere generale dei generali. Basta essere venuti a contatto col mestiere militare per sapere che si tratta di un mestiere molto difficile. Ma il mestiere di ministro non è neppure quello di amministrare o di comandare come capo dell’esercito quanto piuttosto di opporsi agli sconfinamenti di questa organizzazione potente e vorace. Ciò equivale a dire che egli non deve affatto ricercare gli elogi dei militari ma anzi deve diffidarne e, ancor più, rassegnarsi a essere considerato sospetto e perfino a essere aborrito. Chiunque saprà trovare senza fatica esempi illustri dell’uno e dell’altro caso. Ora, può avvenire che un ministro a cui accada di dimenticare il proprio mandato e di farsi più militare dei militari venga infine punito e cacciato, benché troppo tardi, e che, viceversa, un ministro che abbia osato fare il proprio dovere di tribuno senza timore dello spaventoso spirito di corpo sia infine acclamato, benché troppo tardi. Questa giustizia del popolo, ancora lenta e zoppa, lascia vedere tuttavia un profondo cambiamento nella politica reale. Non sfugge a nessuno che, come il deputato è il delegato del popolo, così il ministro è il delegato dei deputati, il quale ha l’incarico di portare lo sguardo del popolo fin nelle regioni segrete dove i poteri coalizzati preparano e perseguono i loro beneamati progetti. Comprendete il motivo per cui lo spirito radicale è così violentemente disprezzato. Dedicate un pensiero a Combes1, a Pelletan2, a Caillaux3.

15 marzo 1924

[pubblicato con il titolo Le tribun in Alain, Eléments d’une doctrine radicale, Gallimard, Paris 1925, pp. 13-15, traduzione di Giacomo Corazzol]

  1. Émile Combes (1835-1921), primo ministro francese dal 1902 al 1905, radicale e anticlericale, promotore della legge che sanciva la separazione tra Stato e Chiesa e il carattere laico dello Stato francese, votata il 3 luglio 1905 [↩]
  2. Camille Pelletan (1846-1915), giornalista, politico radicale, ministro della Marina durante il governo Combes, anch’egli fortemente anticlericale [↩]
  3. Joseph-Marie Auguste Caillaux (1863-1944), politico militante prima nel partito repubblicano poi, dagli anni ’10, nel partito radicale, dreyfusardo, primo ministro francese tra il 1911 e il 1912, ostile all’entrata della Francia in guerra [↩]

Articoli correlati:

    Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 12 di Alain, a cura di Giacomo Corazzol Torna il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol, giusto in tempo per augurare buone vacanze (anche il sito si ferma: arrivederci a dopo Ferragosto). Modi di viaggiare, di Alain In questo periodo di vacanze il mondo è pieno di persone...
    Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 11 di Alain, a cura di Giacomo Corazzol Nuovo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol. La Grande Guerra raccontata ai bambini, di Alain La Grande Guerra raccontata ai bambini. Bel titolo. Ma cosa dovremo trovare sotto questo titolo? Una pia menzogna o la verità nuda...
    Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 4 di Alain, a cura di Giacomo Corazzol Quarto appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol. Discorso (socratico) di un semplice cittadino, di Alain Il libero pensiero è invincibile: l’esempio di Socrate lo prova quanto basta. Più che ucciderlo non si è potuto fare. Cosa volete...

Archiviato in:Alain, Giacomo Corazzol, Letture

Barra laterale primaria

Per informazioni e per ricevere la newsletter scrivi a:

info@storiamestre.it

Cerca nel sito

Archivio

Ultimi commenti

  • Daniele Zuccato su Bombardamenti a Mestre 1941-45
  • Domenico Canciani su Paesaggio, non luoghi e periferie: riflessioni per una nuova geografia della storia locale
  • Patrizia su Breve storia della ditta Paolo Morassutti, affossata da manovre finanziarie. Una lettura
  • Fabio Bortoluzzi su Commiato con auguri. La redazione di storiamestre.it si congeda
  • Agnese su «È possibile fare volontariato per accogliere i migranti?». Una settimana di luglio a Lampedusa
  • Valeria su “Per fortuna è durata poco”. Due settimane in un istituto professionale del trevigiano

Tags

8 settembre 18 marzo 25 aprile 1848 anniversari antifascismo Avvisi per i posteri camminare Comune di Parigi cronaca descrizione escursione fascismo festa sAm Firenze guerra Il Milione intervento intervista lavoro manifestare manifestazione Marghera Marzenego Mestre paesaggio pagine scelte Parigi presentazione prima guerra mondiale Primo Maggio razzismo regione Veneto Resistenza resoconto ricordi san Nicola scuola spunti-ni storici storia del lavoro storia del movimento operaio storiografia strenna urbanistica Venezia

Per informazioni e per ricevere la newsletter scrivi a:

info@storiamestre.it

Cerca nel sito

Archivio

Ultimi commenti

  • Daniele Zuccato su Bombardamenti a Mestre 1941-45
  • Domenico Canciani su Paesaggio, non luoghi e periferie: riflessioni per una nuova geografia della storia locale
  • Patrizia su Breve storia della ditta Paolo Morassutti, affossata da manovre finanziarie. Una lettura
  • Fabio Bortoluzzi su Commiato con auguri. La redazione di storiamestre.it si congeda
  • Agnese su «È possibile fare volontariato per accogliere i migranti?». Una settimana di luglio a Lampedusa
  • Valeria su “Per fortuna è durata poco”. Due settimane in un istituto professionale del trevigiano

Copyright storiAmestre © 2025

Il sito storiAmestre utilizza cookie tecnici ed analytics. Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra in linea con la nuova GDPR.Accetto Ulteriori informazioni
Aggiornamento privacy e cookie (GDPR)

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
ACCETTA E SALVA