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“Aiutarli a casa sua”. Un inusuale uso pubblico della Resistenza

29/03/2014

di Plinio Vecchiato

Il nostro amico Plinio Vecchiato ci coinvolge di nuovo in una sua lettura: un articolo pubblicato dal “Gazzettino”, edizione di Treviso, il 25 marzo 2014.

A pagina 3 dell’edizione del 25 marzo 2014 del “Gazzettino di Treviso” ho letto una dichiarazione del presidente della provincia di Treviso Leonardo Muraro che mi ha entusiasmato. Si parla di quaranta profughi africani, somali malesi e ivoriani, che pare saranno ospitati nella Marca. Il nostro esprime, ça va sans dire, contrarietà all’ipotesi, ma argomentando in maniera del tutto nuova:

“Personalmente non ho proprio niente contro questi giovani anche se rimango dell’idea che sarebbe meglio aiutare prima i nostri ragazzi – premette – ma visto che queste persone sono giovani, piene di forza e di speranze, mi chiedo perché non siano rimaste a lottare per ricostruire i loro paesi. Quando il nostro territorio era occupato dai nazisti, i giovani di allora non fuggirono ma andarono in montagna a combattere, a sacrificarsi per il futuro della loro terra. I ragazzi arrivati qui da quegli stati africani in guerra sarebbero dovuti rimanere nei loro paesi per tentare di cambiarli. Se qui da noi fossero arrivati bambini o anziani, non avrei perso un minuto per aiutarli. Ma i giovani sani e in forze potrebbero fare di più per migliorare la situazione a casa loro. Hanno speso 1200 dollari per arrivare fino a qui: con quei soldi, forse, avrebbero potuto avviare una piccola impresa là dove sono nati”.

1. Abituato a sindaci leghisti che il 25 aprile fanno suonare alla banda La canzone del Piave perché Bella ciao è di parte (anni fa ne avete parlato anche voi sul vostro sito), non mi aspettavo da un leghista, e padre nobile della lista Razza Piave, un richiamo così forte alla lotta di resistenza, alla guerra di guerriglia e ai valori alti dell’antifascismo, declinati peraltro in chiave internazionalista e terzomondista, come Guevara e Lumumba quella volta del Congo Belga.

Non ho capito se nell’impostazione teorica insurrezionalista del Muraro la seconda delle possibilità ventilata per i profughi (farsi la partita IVA) sia da considerarsi come alternativa secca, cioè se l’una (fare i partigiani in montagna) escluda l’altra (fare per esempio i serramenti in alluminio, o i laminati plastici, o cablature e revisioni fumi caldaie). Credo di no: essendo giovani, pieni di forza e di speranze i profughi potrebbero fare i lavori di giorno e i sabotaggi sui treni di notte, profittando dello scuro. 

Noi potremmo dargli l’appoggio logistico mandando dal Sant’Artemio i messaggi cifrati, tipo Aldo dice 26X1, e gli aeroplani con le casse di sten e razioni k da lanciare coi paracaduti. Il Sant’Artemio è grande abbastanza per farci una pista a norma – così diamo lavoro alle nostre piccole imprese che più di tutti soffrono l’attuale congiuntura (magari chiediamo i fondi europei) – e noi si resterebbe fedeli alla linea che i negri vanno sì aiutati, ma a casa sua.

2. Avranno se non un ufficio, almeno un addetto stampa o due questi personaggi qua. Credo che grossomodo funzioni così: il giornalista chiama e chiede una dichiarazione del presidente sulla tal cosa, si riuniscono il presidente e gli addetti e buttano giù due righe, poi rileggono, rivedono, se è il caso mondano. Mi piace immaginare che in prima stesura, da qualche parte vicino a quel nostro territorio occupato dai nazisti comparisse anche la parola fascismo/fascisti… poi hanno riletto e deciso così: mettere solo i nazisti, che tanto tutti pensano ai tedeschi, così si evita in questa fase qua che dobbiamo votare la rotonda che un fratello d’Italia poi mi s’inalbera e mi manda la specifica che comunque anche ai ragazzi di Salò, fermo restando l’errore politico che furono le leggi razziali, va tutto sommato riconosciuto uno slancio ideale, pur contraddittorio – ma cosa non è contraddittorio nella Storia, anzi!, nell’uomo stesso? – che una certa lettura faziosa degli accadimenti ha colpevolmente e volutamente dimenticato, e che comunque anche le foibe ecc. ecc. e via così.

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