di Marco Crestani
Presentiamo le prime pagine introduttive del libro di Marco Crestani, Foglie di tabacco. Lavorando sulla base di atti processuali e della conoscenza dei luoghi, Crestani propone frammenti di storie individuali di contrabbandieri di tabacco nella zona di confine tra Veneto e Trentino, lungo il Canale di Brenta, in Valsugana, a fine Ottocento. Sono episodi ricostruiti e romanzati a partire da sentenze penali e da memorie ancora esistenti. Un segno tangibile di queste vicende, oggi, si legge nel paesaggio: i resti dei terrazzamenti con muretti a secco testimoniano di una povera economia agricola, di una terra strappata alla montagna che a partire dal Seicento fu coltivata esclusivamente a tabacco. I terrazzamenti sono anche il segno di un’organizzazione sociale: non si costruiscono senza mutuo aiuto tra vicini. Le storie raccontate da Crestani sono un invito a visitare luoghi, percorrerne i sentieri, camminare tra i borghi abbandonati.
Il Canale di Brenta è un tratto della Valsugana che si sviluppa per circa trenta chilometri da Primolano a Bassano del Grappa, all’estremo nord-est della provincia di Vicenza, nell’ultima parte del percorso montano del fiume Brenta. Una valle angusta, scomoda, disagevole, stretta tra i monti e il fiume Brenta, incassata fra l’Altopiano di Asiago e il massiccio del Grappa.
Del Canale di Brenta restano impresse delle immagini che caratterizzano con forza il paesaggio: la valle, le contrade, la frugalità e la semplicità delle piccole cose, la stanca e paziente laboriosità, il fiume, le pareti rocciose e soprattutto le montagne trasformate dal lavoro dell’uomo. Lo sviluppo vertiginoso dei terrazzamenti nei versanti ci rivela un’importante relazione con lo spazio, ma anche dei microcosmi di fatto, specifici nel loro aspetto e nel loro funzionamento. Organizzando lo spazio, queste terrazze, le masiére, hanno ordinato il tempo, dettato modi e ritmi di vita, disseminato conoscenze e fondato sentimenti di comune appartenenza.
Sulle acque del Brenta, importante via di collegamento con la pianura veneta, scendevano ogni anno dai boschi del Primiero, della Valsugana e dell’Altopiano enormi quantità di legname da costruzione e legna da ardere. Lungo il suo corso si sono diffusi intensi traffici di merci, uomini, idee, conoscenze tecnologiche, manifestazioni artistiche e valori culturali.
Il commercio del legname ha conosciuto un lento declino nel secolo XVII, proprio mentre iniziava la coltivazione di tabacco, che poi è diventata monocoltura specializzata stravolgendo nel tempo paesaggio, economia e società. […] Intorno al tabacco ha gravitato un sistema multiforme di relazioni di carattere economico e sociale. Il regime di monopolio comminava rigorosi e intransigenti controlli da parte delle autorità e la monocoltura portava a notevoli dipendenze verso l’esterno per quanto riguardava i beni di prima necessità. Il tracollo della coltivazione nel secondo dopoguerra ha favorito l’incremento del fattore emigrazione e il conseguente abbandono di terrazzamenti e insediamenti.
Oggi il legame tra il paesaggio e le comunità del Canale è molto cambiato e su gran parte dei terreni contesi con tanta fatica alla montagna ha attecchito un bosco immiserito, invaso dalle spine; le radici delle piante stanno mettendo a dura prova i muri e ne hanno causato in diversi casi il crollo; tante sono le case abbandonate e il reticolo di sentieri, pozzi e canalizzazioni delle acque è fatiscente oppure coperto quasi del tutto dai rovi.
Il Canale di Brenta in Valsugana è stato un luogo di confine e allo stesso tempo anche un punto di incontro, inevitabile, tra culture ed economie differenti. Qui il contrabbando ha rappresentato soprattutto un fenomeno sociale esteso e radicato, quasi sempre legato alle necessità di sostentamento delle famiglie valligiane. Una sorta di manifestazione anarchica e velleitaria contro il potere centrale che aveva, tra le sue principali prerogative, il controllo dei confini, dei traffici e dei commerci. Il contrabbandiere era parte integrante del tessuto sociale di questa gente da sempre abituata a vivere in armonia con la natura di una terra aspra e selvaggia. Caratteri forti e sinceri che si riflettevano nei tratti del viso, nel passo sicuro e nel portamento audace e fiero.
Il contrabbando è da sempre un’attività tipica delle zone di frontiera. Il Canale di Brenta è stato un luogo di passaggio di uomini, eserciti e merci. Fin dal ‘500 i suoi abitanti trafficano in legname, biade, carbone. In piena guerra di Cambrai, pur ribadendo più volte la loro fedeltà alla Serenissima, i canaloti fornivano di varie mercanzie le genti della pianura e mercanteggiavano con le popolazioni trentine, oltre che con gli stessi delegati di Massimiliano I. All’indomani del plebiscito di annessione del Veneto all’Italia, attraverso sentieri spesso impraticabili e sfidando la stretta sorveglianza della guardia di finanza, i contrabbandieri trasportavano merci irreperibili o troppo costose sul mercato interno, in modo particolare tabacco.
Il controllo esercitato dal Monopolio era molto rigido quando si verificava il prodotto al momento della consegna. Malgrado ciò le trasgressioni erano all’ordine del giorno e rientravano in una sorta di strategia della sopravvivenza “sul filo del rasoio”. I campi erano pieni di nascondigli pensati per contrabbandare il tabacco e dentro le case ogni apertura o passaggio era un potenziale rifugio abusivo. Il Monopolio, con la proibizione assoluta di conservare per sé il tabacco coltivato, decretava che anche appropriarsi di una piccola parte di tabacco per uso personale era un reato grave da assimilare al contrabbando.
Non c’era famiglia del Canale di Brenta che non cercasse di guadagnare qualcosa con il contrabbando e ogni componente del nucleo familiare faceva, in un modo o nell’altro, la propria parte. Da queste parti era risaputo che, fin dal momento in cui si piantava il tabacco, si stava attenti a porre, tra una fila e l’altra, un determinato numero di piante in più, chiamate rimesse, che dovevano servire a rimétar, ovvero a sostituire quelle che eventualmente non avessero attecchito o che fossero state guastate o deteriorate. La “stagione” del contrabbando cominciava già all’inizio della raccolta del prodotto, quando si tentava di far essiccare il più in fretta possibile parte del fior, la porzione migliore della pianta. Il modo più rapido era schiacciare il manego, cioè la nervatura centrale delle foglie, con un martelletto di legno o con un rullo di pietra. Le foglie, così preparate, venivano poste a essiccare stendendole al sole. L’operazione era però molto rischiosa e non sempre si riusciva a eludere il controllo delle Finanze che metodicamente esploravano i dirupi della destra Brenta per cercare le fabbriche clandestine di tabacco.
Per approfondire e capire a fondo il fenomeno del contrabbando nel Canale di Brenta è molto importante leggersi i Registri delle sentenze penali, le Sentenze Penali e i Processi Penali della Pretura di Valstagna, oggi all’Archivio di Stato di Bassano del Grappa. Dai documenti della burocrazia di fine Ottocento emergono piccole storie indipendenti in qualche modo collegate tra loro che ci aiutano a vedere al di sotto della superficie della vita comune e sembrano l’inizio di un racconto. […]
Nota. Il testo è tratto da: Marco Crestani, Foglie di tabacco, Attilio Fraccaro, s. l. 2013, pp. 9-13. Una nota introduttiva avvisa: «I racconti brevi legati a questi processo sono frutto di fantasia e portano alla luce attraverso le parole eventi minimi e realtà perdute. Ci fanno conoscere e rendono palesi immaginazioni e pensieri vissuti nel Canal di Brenta più di cento anni fa. Il presente lavoro di scrittura è stato ispirato dalla lettura di alcuni processi intentati dai tribunali di Bassano e Valstagna pazientemente raccolti da Antonio Bonato, Canale di Brenta terra di Tabacco e di Contrabbandieri, Misquile, S. Eulalia 1993».
Le cartoline, senza data, sono di Valstagna, porto fluviale dell’Altipiano. Le foto, di Marco Crestani, sono fatte nei boschi intorno. Il particolare delle case sono della contrada Londa di Valstagna, da cui parte il sentiero del Vu che sale sul Col d’Astiago, collegandosi all’Alta Via del Tabacco, e quindi verso Asiago, nei luoghi in cui Ermanno Olmi ha ambientato il film I recuperanti.
GIANNA COSTA dice
Buongiorno. Mi piacerebbe conoscere la storia della “casa dei Costa” detta anche “casa dalle 100 finestre” di Valstagna. Ho vaghi ricordi di mio papà che mi raccontava dei parenti COSTA che lì abitavano e che in questa casa mettevano ad asciugare le foglie di tabacco. Probabilmente anche loro sono stati dei contrabbandieri. Ho soggiornato anch’io per vacanze da un cugino di papà (Dalla Zuanna Vittoretto) che abitava in zona San Gaetano.
Altri cognomi che dovrebbero far parte della parentela sono Lanzarotto e Pontarollo.
Grazie se riuscirete a darmi qualche informazione.
Paolo dice
I terrazzamenti della Valstagna sono un esempio della laboriosita umana.
La vita era molto più dura di adesso.