di Maria Giovanna Lazzarin
Quando qualcosa appare incongrua e fuori luogo, lì c’è una storia da ricostruire. Una ricerca cominciata dopo aver notato un “elemento del paesaggio” a lungo sfuggito all’osservazione, per scoprire il vecchio percorso di via Gazzera alta.
Era una calda mattina di marzo del 2012. Improvvisamente, imboccando in bici la via Gazzera alta a Mestre, l’occhio mi cadde su un masso piuttosto robusto, alto una settantina di centimetri, che giaceva inclinato all’ingresso della via, sulla sinistra, tra due pali segnaletici.
Aveva l’aria di una vecchia signora un po’ incerta e trascurata nel suo stare, ma – questo mi aveva incuriosito – portava ben visibili dei segni neri sui due lati esposti alla strada. Fermai la bici e scoprii che quei segni erano parole accompagnate da frecce. Sul lato est: per Asseggiano. Sul lato sud: freccia a destra, per Mestre; freccia a sinistra, per Chirignago. Non di un semplice sasso si trattava, bensì di un cippo segnaletico.
Trent’anni fa quasi ogni giorno, se il tempo lo permetteva, sfrecciavo in bici lungo quel tratto di strada per andare al lavoro. Anche dopo, più volte ci sono passata. Il cippo probabilmente era già lì. Come mai non me ne ero mai accorta? Stavo ancora ponendomi questa domanda (si fa per dire), quando qualche sera dopo una giovane amica di mio figlio ci raccontò di uno strano incontro:
«L’altra domenica, imboccando in bici la Gazzera alta, vedo dall’altra parte della strada un uomo seduto tranquillamente su uno sgabellino. Aveva accanto un barattolo di colore e con un pennello stava dipingendo qualcosa su un masso. Nessun altro passava a quell’ora del mattino e lui non sembrava un operaio del comune, si era solo messo sopra i vestiti una giacchetta blu di cotone, per non sporcarsi immagino. Mi sono fermata sul mio lato di strada e gli ho gridato:
“Che cosa sta facendo?”
“Non vedi? Sto ripassando col nero le scritte, perché non vadano perse!”
“Bene!” E ho ripreso la mia bici. Quando son tornata indietro non c’era più.»
«E il masso?»
«Allora mi sono avvicinata e ho notato che le scritte erano state fatte scavando il masso con uno scalpello. Lui aveva ripassato col nero la scanalatura in modo da evidenziarle e renderle leggibili.»
«E lui com’era? Giovane, vecchio? Ti sembrava del posto?»
«Avrà avuto una sessantina d’anni, forse qualcuno in più, ma non mi pareva veneziano o mestrino, sembrava un montanaro, ben piantato, uno venuto qui da altri posti».
Che strano: 18 marzo 2012, domenica, mattino presto, e un montanaro che si dedica a un segno trascurato in un luogo non suo.
I misteri del masso non erano finiti: se di cippo segnaletico si trattava, o non la raccontava giusta o c’era qualcosa che non tornava. Sul lato est indicava per Asseggiano e chi gli avesse obbedito oltrepassava due passaggi a livello, proseguiva sulla via Gazzera alta, arrivava alla chiesa e svoltando a sinistra dopo un po’ di strada raggiungeva Asseggiano. Bene. Sul lato sud indicava a destra per Mestre. Giusto. A sinistra per Chirignago, ma chi avesse seguito questa indicazione si trovava sulla via Trento e sarebbe arrivato alla stazione di Mestre. Male.
Ho deciso di prendere il cippo sul serio – un cippo è un cippo – e di capire cosa era successo in quel luogo andando a cercare informazioni su qualche carta.
Fino a tutto il Settecento la strada in cui il cippo è collocato attraversa una zona di campagna ad arativo e prato denominata Perlan. Nel “cattastico” preparato da Tommaso Scalfurotto e altri nel 1781 sono censite lungo la via: due case domenicali di Giobatta Paganella con un cason e 6 casette affittate; un casino e un cason di proprietà del monastero dei Reverendi Padri di S. Zuanne della Giudecca. La via Gazzera alta allora era una “strada comun”, più corta dell’attuale: nella mappa dello Scalfurotto inizia all’incrocio con la via che a destra porta a Mestre, a sinistra a Chirignago e, sorpassando il rio Cimetto con un ponte, arriva alla strada per Asseggiano.
1. Mappa Piraghetto (1781): si vede l’inizio della via Gazzera alta (nella mappa strada com) fino al passaggio sopra lo scolador.
2. Mappa Perlan (1781): si vede la continuazione della via Gazzera alta (nella mappa strada com) dallo scolador Cimetto fino alla congiunzione con la strada com per Asegian.
Nel catasto austriaco del 1839 la via viene chiamata strada consorziale detta strada vecchia della Gazzera.
Fino a quella data il cippo avrebbe detto la verità. Le cose cominciano a cambiare con la costruzione della ferrovia Milano-Venezia. Non subito: bisogna aspettare che venga costruita, lì vicino, la stazione di Mestre e venga inaugurata nel 1858 la linea Venezia-Conegliano i cui binari attraversano sia la via che porta a Chirignago che la via Gazzera Alta.
Particolare della carta corografica della Provincia di Venezia pubblicata a cura della Deputazione Provinciale nel 1876.
Si vede la via Gazzera Alta attraversata dal Fiumetto (attuale rio Cimetto) e dalla ferrovia Venezia Conegliano.
Quando poi la Società Italiana per le strade ferrate meridionali prende in appalto la costruzione della linea Venezia-Portogruaro, inaugurata il 29 giugno 1885 per il tratto fino a San Donà, i binari in uscita dalla stazione di Mestre vengono fatti correre vicini ai primi, creando un secondo passaggio a livello sulla via che porta a Chirignago.
Particolare della mappa IGM 1887, rielaborata dal comune di Venezia.
Si vede la via per Chirignago attraversata dalla ferrovia Venezia-San Donà, vicino alla via Gazzera Alta.
Ma il vero cambiamento si ha con la costruzione della linea tranviaria Mestre Mirano: la Società Anonima Tranvie Mestre-San Giuliano (STM) si rende conto che il tram avrebbe dovuto attraversare in quel luogo ben due passaggi a livello e decide di costruire un cavalcavia, inaugurato il 1° luglio 1912, per scavalcare i binari. La via per Chirignago viene fatta passare di lì e il vecchio troncone della via Gazzera alta viene allungato fin oltre il passaggio a livello della Venezia Portogruaro e collegato alla strada per la stazione. Il 5 marzo 1926 la Municipalità mestrina, in uno dei suoi ultimi atti prima dell’annessione di Mestre a Venezia, denomina la strada per la stazione via Trento.
Particolare della mappa IGM 1927, rielaborata dal Comune di Venezia.
Si vedono il cavalcavia e l’allungamento della via Gazzera alta che attraversa la linea ferroviaria Venezia Portogruaro, congiungendosi con la via Trento.
A completare l’opera, il cavalcavia – sessant’anni dopo la sua costruzione – viene congiunto con uno svincolo alla tangenziale di Mestre che passa sopra la linea ferroviaria Venezia-Conegliano, cioè sopra uno dei due passaggi a livello di via Gazzera Alta.
Piantina schematica della via Gazzera alta, dove si vedono i due passaggi a livello e la tangenziale.
Il cippo quindi è antecedente al 1912 e l’uomo misterioso, forse, col suo gesto, nel 2012 ha voluto ricordare un centenario: l’anniversario di un tempo in cui quella zona non era stata ancora stravolta.
Cosa resta di quel tempo che il cippo si ostina a segnalare con uno sbaglio involontario?
Delle due case domenicali di Giobatta Paganella, una, assumendo i nomi dei successivi proprietari, viene ora chiamata villa Paganello-Fapanni-Volpi e mantiene la villa a tre piani con oratorio e barchessa. La barchessa, nascosta da un condominio costruitole davanti negli anni Sessanta del Novecento, che da decenni i politici promettono di buttar giù, è ora un bed and breakfast.
Dell’altra casa domenicale resta una barchessa denominata villa Letizia Volpi, mentre delle 6 casette affittate un’ala è stata abbattuta per far spazio alla via Calucci.
Dov’era la proprietà del monastero dei Reverendi Padri di S. Zuanne della Giudecca nell’Ottocento è stata realizzata villa Pozzi, acquistata dal Comune di Venezia nel 1980 e poi restaurata.
Dei prati stabili e dell’arativo vitato-arborato disegnato nella carta IGM del 1887 non è rimasta traccia. Scomparsi i casoni, tombinato il rio Cimetto. Tutto intorno è edificazione novecentesca.
Anche il cippo segnaletico, dopo un anno e mezzo dal restauro, sta tornando a essere illeggibile. Cercasi montanaro disperatamente.
Bibliografia e siti consultati
Elia Barbiani, Giorgio Sarto (a cura di), Mestre Novecento. Il secolo breve della città di terraferma, Marsilio, Venezia 2007.
Sergio Barizza, Storia di Mestre, il Poligrafo, Padova 1994.
Roberto Stevanato (a cura di), Gazzera. Un territorio e la sua gente, Comune di Venezia, Assessorato alla cultura, Consiglio di quartiere 16 Chirignago-Gazzera, Mestre 1989.
Il “cattastico” di Tommaso Scalfurotto si trova in Archivio di Stato di Venezia, Savi ed Esecutori alle Acque, reg. 920 (Cattastico di tutti li beni compresi nelle ville, e li communi delli territori di Mestre e Torcello soggetti al Nuovo Circondario de li Terreni che rissentiranno benefizio delle Operazioni da farsi per la sistemazione degli alvei dei fiumi Marzenego, Dese, Zero, Serva, Dosson e loro Influenti, formato da noi sottos. per Commissione del Magistrato alle acque del dì 19 ottobre 1781: Tommaso Scalfurotto, Pr. Ing. Ai lavori, Pietro Battaglioli Aiutante, Antonio Ruggia Aiutante); ho consultato la recente edizione in fac-simile: Tommaso Scalfurotto, Cattastico di tutti li beni compresi nelle ville, e communi delli territori di Mestre e Torcello, progetto editoriale Roberto Stevanato, testi e ricerche Giorgio Zoccoletto, Centro Studi Storici, Mestre 2003, da cui ho tratto le illustrazioni.
Voci di Wikipedia: tranvia di Mestre; ferrovia Venezia-Trieste; http://digilander.libero.it/belluno_ferroviaria/
Le due foto del cippo sono mie: sono state scattate il 16 ottobre 2013.
Massimo dice
Bella storia. Ben scritta circonstanziata e preziosa come tutte le storie che puntualmente vanno disperse nella storia di Mestre e delle zone adiacenti (una volta fino al 1926 la Gazzera era contemplata come MESTRE). Ho postato la storia scritta da Lei nella mia pagina facebook che parla, soprattutto fa parlare chi la visita, di Mestre e di quello che era una volta. Spero di aver fatto cosa gradita. La prego se non gradisce si dirmelo che la toglierò dalla pagina. La invito anche ad andare a visitarla. Grazie con stima. Massimo Levarato.