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Il mondo di oggi guardato da un editorialista di ieri. 2

05/06/2013

di Alain, a cura di Giacomo Corazzol

Secondo appuntamento con il filosofo francese Alain letto e tradotto da Giacomo Corazzol. Per leggere la prima puntata, cliccare qui.

Presentazione

In un propos che non avevo compreso, Alain scrive: “Un incidente ferroviario dipende da cause ben determinate: fa parte del mestiere dell’intelletto scoprirle o congetturarle. L’immaginazione, però, preferisce riconnettere un incidente a un altro e cercare la causa di questa serie di incidenti, il che la conduce a formulare delle congetture fantasiose”. In maniera simile, può capitare, nel leggere un testo, di instaurare tra le sue parole e le nostre esperienze dei nessi arbitrari. Preferirò dunque evitare di rendere esplicito il motivo o l’associazione che mi ha spinto a tradurre un certo propos, lasciando che sia il lettore a trovare ciò che nel testo di Alain è, per lui, di attualità. Il maltempo delle ultime settimane, però, rende chiaro il nesso che lega questo propos al presente.

(g.c.)

Sotto la pioggia, di Alain

E sì che di mali reali ne esistono molti; ciò tuttavia non impedisce alla gente di aggiungervene degli altri per una sorta di trasporto dell’immaginazione. Ogni giorno sentirete almeno una persona lamentarsi del lavoro che fa, e poiché si può discutere su tutto e nulla è perfetto, i suoi discorsi vi sembreranno sempre fondati.

Voi, professore, dite di essere costretto a istruire dei giovani bruti che non sanno niente e non si interessano di niente; voi, ingegnere, dite di essere sommerso da un mare di scartoffie; voi, avvocato, dite di perorare cause di fronte a giudici che, invece di ascoltare, digeriscono e che, mentre digeriscono, sonnecchiano. Ciò che dite è senz’altro vero, e io lo prendo per tale: son tutte cose abbastanza vere da poter essere dette. Se in più soffrite di cattiva digestione e le vostre scarpe non tengono l’acqua, vi comprendo benissimo: ecco qualcosa per cui val bene maledire la vita, gli uomini e perfino Dio, qualora crediate che esista.

Noterete però che si tratta di un circolo vizioso e che la tristezza genera tristezza. Infatti, a lamentarvi del destino in questo modo non fate che aumentare i vostri mali, privandovi in anticipo di qualsiasi speranza di ridere, e anche il vostro stomaco finisce per star peggio. Se aveste un amico che si lamentasse amaramente di ogni cosa, cerchereste senza dubbio di tranquillizzarlo e di fargli vedere il mondo sotto un altro aspetto. Perché dunque non essere buoni amici di se stessi? Ma sì, parlo seriamente: quello che voglio dire è che bisogna amarsi un po’ ed essere buoni con se stessi. Spesso infatti tutto dipende dal primo atteggiamento che si adotta. Un autore antico [Epitteto NdT] diceva che ogni avvenimento ha due manici e che, per portarlo, non è saggio scegliere quello che ci ferirà la mano. Nel linguaggio comune, “filosofo” è sempre stato colui che in ogni circostanza sa scegliere il discorso migliore, quello che meglio fortifica l’animo. Qui sta il nocciolo della questione: si tratta per l’appunto di perorare in nostro favore, e non contro noi stessi. A perorare siamo capaci tutti, e in maniera così travolgente che, se prendiamo quella via, non faremo fatica a trovare dei motivi per essere contenti. Mi è capitato spesso di osservare che, se le persone si lamentano del loro lavoro, è per inavvertenza e un po’ anche per cortesia. Se diamo loro modo di parlare di ciò che fanno e di ciò che inventano, piuttosto che di ciò che subiscono, ecco che tutti diventano poeti – e poeti allegri.

Ma inizia a cadere una pioggerella leggera. Siete per strada e aprite l’ombrello. Tanto basta. Vale la pena dire: “Ancora questa dannata pioggia”? Le gocce d’acqua, le nuvole, il vento non sono neppure sfiorati da queste parole. Perché non dire dunque: “Oh che brava pioggerella!” Sento la vostra obiezione: le gocce d’acqua non ne saranno nemmeno sfiorate. Vero. Ma questo farà del bene a voi: tutto il vostro corpo si riscuoterà e comincerà letteralmente a riscaldarsi. È l’effetto di ogni moto di gioia, anche del più piccolo. Ecco come si ha da essere per prendere la pioggia e non buscarsi un raffreddore.

Quanto alle persone, prendetele come prendete la pioggia. Mica facile, dite. Ma sì! Anzi, è più facile che con la pioggia. Il vostro sorriso infatti non ha alcun effetto sulla pioggia, mentre ha un grande effetto sugli uomini, che, per semplice imitazione, un sorriso rende meno tristi e meno noiosi. Senza contare poi il fatto che, guardando dentro di voi, potrete facilmente giustificarli. Ogni mattina Marco Aurelio diceva: “Oggi incontrerò un vanitoso, un bugiardo, un iniquo, un noioso chiacchierone: ciascuno di loro è così a causa della propria ignoranza”.

4 novembre 1907

[Sous la pluie, in Alain, Propos, vol. I, a cura di Maurice Savin, Gallimard, Paris 1969, pp. 19-20, traduzione di Giacomo Corazzol]

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