di Claudio Pasqual
Terzo appuntamento con le cose viste e sentite a Mestre e dintorni dal nostro amico e socio Claudio Pasqual: cantieri che procedono, edifici abbandonati, cassonetti e sopravvivenza, luoghi di ritrovo, uso di spazi pubblici e usanze di gruppo, curriculum sui muri e davanti alle scuole, festival della politica e fiera della decrescita, visite ufficiali, pompe funebri rosso fiammante, chiese e oratori chiusi ad agosto,
19 luglio 2012
Mentre torno dal bancomat vedo un ragazzo nero, un tipo ben piantato, con un accenno di pinguedine, scarpe da tennis scure, pantaloncini rossi e t-shirt gialla, fermare la bicicletta vicino a un cassonetto. Lo apre, ci guarda dentro infilandoci la testa. Mi incuriosisco e mi fermo a osservarlo da dentro la macchina. Gira attorno al cassonetto e ne rispunta con un ramo d’albero in mano. Lo sfronda, lo accorcia, risolleva il coperchio e lo usa per tirar fuori una borsa, di quelle rettangolari di plastica robusta con manici lunghi, a righe verticali multicolori. Ci fruga dentro, ne tira fuori vari oggetti che non distinguo per via della distanza, poi li dispone in ordine sull’asfalto. Qualcosa scarta, qualcosa prende, poi se ne va.
25 luglio 2012
La demolizione del vecchio deposito Actv è andata avanti. Adesso in piedi non è rimasto quasi più niente, dal cavalcavia si vede un grande cratere, bianco e polveroso.
26 luglio 2012
Mentre il palazzo destinato a uffici e appartamenti costruito al posto del piccolo parco di via Pio X è quasi terminato, l’ex scuola De Amicis è rimasta com’era al momento in cui è stata lasciata dagli uffici comunali che la occupavano. Eppure il progetto pubblico-privato sull’area prevedeva il suo recupero e riutilizzo. L’abbandono in cui versa è desolante: i vetri alle finestre del pianterreno sono spalancati, solo le grate impediscono intrusioni. Ho sbirciato dentro, ci sono ancora tavoli e scrivanie e sopra vecchi computer, monitor e stampanti, il tutto ricoperto da uno spesso strato di polvere. La siepe che dà sulla strada, che nessuno cura più, è cresciuta al punto che i rami ostacolano il passaggio sul marciapiede, già ostruito in parte dai cassonetti della nettezza urbana. Ma che fine hanno fatto la “Casa della città” e l’“Urban Center” che erano nei propositi del Comune?
27 luglio 2012
Piazzale Candiani sarebbe un semplice luogo di passaggio se non ci fossero due gruppi che ne sono frequentatori abituali, ne abitano quotidianamente e per gran parte della giornata gli spazi.
Uno è quello dei ragazzi della sala prove comunale Monteverdi, ospitata nei locali del centro culturale dopo la demolizione della sede originaria in riviera Magellano, abbattuta per far posto a un palazzo vetro-cemento. Musicisti e grandi appassionati di musica, spesso la portano anche fuori della sala. L’ascoltano da grossi lettori cd portatili, oppure suonano la chitarra e cantano. In genere stanno seduti per terra davanti all’ingresso della sala. Il look prevalente è il rasta o il dark. Ultimamente tra loro era in voga la giocoleria. Quando se ne vanno, capita che lascino qualche cartaccia e lattina.
L’altro gruppo è quello dei bevitori di birra, che stazionano davanti al supermercato Alì, dove si riforniscono, oppure seduti sui ripiani in marmo in mezzo alla piazza, o all’ombra del centro Candiani quand’è estate. Sono anche loro giovani, ma un po’ meno degli altri, dall’accento quasi tutti veneziani, comunque tutti italiani, nessuno straniero. Bevono in continuazione, la lattina sempre in mano. Al supermercato, per un tacito patto con la direzione e i clienti, niente coda alle casse: si fanno passare, tanto comprano soltanto qualche birra, i soldi sempre contati. Comunque i modi sono gentili, prima chiedono sempre il permesso. Non danno alcun disturbo, anzi; il loro prossimo dà mostra di ignorarli, loro ricambiano, all’apparenza, con un atteggiamento di totale noncuranza. Emarginati e auto-emarginati. Comunque visibilissimi. Un gruppo chiuso alle relazioni con il mondo esterno, se non davanti a un registratore di cassa, ma, in piazza, molto comunicativo e molto vivace al proprio interno. Secondo me non esiste in città un altro gruppo di persone che discorra con altrettanto calore e passione, e continuamente, senza fermarsi mai, dei più svariati argomenti, di tutto un po’. Lo so perché da Alì ci vado quasi ogni giorno e li sento parlare. Non è difficile, le voci sono alte – forse l’alterazione da alcol, che sia la stessa ragione di tanta loquacità? I loro discorsi non sono così scontati, anzi spaziano molto – ieri passando ho sentito nominare la Baia dei Porci. Le lattine le buttano, quasi sempre, nei cestini della spazzatura.
28 luglio 2012
All’Auchan, fuori dalla tabaccheria e rivendita di giornali hanno piazzato un distributore automatico di gratta e vinci. Azzardo di Stato con tutti i crismi della legalità: occorre digitare sull’apposita tastiera il proprio codice fiscale perché la macchina cacci fuori la magica schedina.
30 luglio 2012
Sentimento di amara malinconia per una società che si restringe, si ritira, si rattrappisce. Non servono chissà quali grandi fatti, a volte bastano certi piccolissimi segni. Quando ero ragazzino i patronati erano frequentatissimi, ci passavamo il tempo libero dalla scuola, e d’estate erano il luogo della “villeggiatura” per gran parte delle nostre vacanze. Oggi scopro che i campi da gioco della parrocchia di Carpenedo nei mesi di luglio e agosto restano chiusi.
1° agosto 2012
Mettete assieme tempo d’estate, giuste esigenze di riposo del clero e crisi delle vocazioni. Su un pilastro di San Girolamo a Mestre, un cartello recita: “La chiesa nel mese di agosto rimane chiusa”.
2 agosto 2012
I curriculum vitae si presentano alle aziende, oppure si consegnano alle agenzie del lavoro, i vecchi uffici di collocamento. Ma si possono anche appendere a un muro. Destinatario indeterminato, potenzialmente universale. L’ha fatto F. M., rumeno, classe 1982, un passato lavorativo da operaio piastrellista, guardia giurata e cameriere. Ha incollato il suo curriculum a una colonna del palazzotto della farmacia Zannini in piazza Ferretto. Ci ha messo anche la foto, formato tessera: faccia aperta, sorriso franco. In fondo al foglio si descrive come “persona seria, meticolosa e affidabile”.
12 agosto 2012
Domenica. È da poco passato mezzogiorno. Dalla finestra di casa getto uno sguardo in strada. In giro non c’è anima viva, il parcheggio all’angolo di via Circonvallazione è deserto. Sotto il solleone, ci sono però due vigili urbani che stanno multando il solitario pullman granturismo parcheggiato in sosta vietata in via Einaudi. Che strano. Da un sacco di tempo ogni giorno stazionano regolarmente in questa posizione fino a quattro, cinque di questi bestioni carichi di turisti ospitati all’hotel Sirio: restringono pericolosamente la carreggiata, sostano sulle strisce pedonali e alla fermata del bus, ostruiscono i passi carrai ma niente, di polizia municipale neanche a parlarne, qualche raro rapido passaggio e via. E oggi invece…
20 agosto 2012
I due vigili del 12 agosto non erano una meteora. Da quella domenica quasi non passa giorno che la polizia locale non faccia una visita ai pullman del Sirio, non stacchi multe o costringa a sloggiare questi pachidermi, e sono scoccate scintille di nervosismo con gli autisti. Io resto convinto che sia una battaglia persa; finché non ci sarà nelle vicinanze un parcheggio per i granturismo, a meno che non traslochi il Sirio, la situazione resterà quella che è.
22 agosto 2012
Potrei sbagliarmi ma mi sembra di avere colto una novità, quest’anno, nelle chiusure estive dei negozianti mestrini. Non ricordo di avere mai visto prima una quantità così grande di serrande abbassate tutte insieme per ferie come in questa metà di agosto 2012. Personalmente mi sono dato la seguente spiegazione. I nostri esercenti hanno fatto tutti il medesimo ragionamento: c’è una crisi che più nera non si può, le vendite sono a picco e gli affari languono, non è proprio il caso di andarsene in vacanza finché c’è gente in giro. Ma quando la maggioranza di quelli che ancora possono permettersi una vacanza va in ferie? Nella settimana di Ferragosto, a fabbriche (quelle rimaste) e uffici chiusi: allora sì che c’è la concreta possibilità di non vedere entrare in negozio nemmeno un’anima, e di languire tristemente dietro alla cassa! Che sia vacanza per tutti!
26 agosto 2012
Domenica mattina di fine agosto, cielo nuvoloso dopo due mesi di sole cocente, ma il tanto atteso ciclone Beatrice qui ha portato soltanto una spruzzatina di pioggia e più afa di prima. Esco a comprare il giornale e a fare una passeggiata. Tre ragazzi sotto un portico in via Einaudi, accomodati su asciugamani stesi per terra, in mano libri e quaderni, attorno a loro altri libri aperti. Stanno certamente studiando per sostenere, tra pochi giorni, gli esami di riparazione. Strade semideserte, qualche signore con il cane, un bambino con il suo papà; come sempre, la gente è tutta in piazza. I tavolini all’aperto dei bar sono pieni. In Pescheria Vecchia una coppia si bacia con trasporto, incurante – oppure a beneficio? – del mondo intorno. Davanti alla rosticceria una piccola folla di persone che aspettano il loro turno al banco, un signore inganna l’attesa sfogliando il quotidiano. Un giovanotto legge il giornale camminando: non sono l’unico dunque ad avere questa fretta, tanta ansia di notizie, e a rischiare a ogni passo la collisione!
29 agosto 2012
Al centro delle rotonde stradali spuntate dappertutto come funghi in questi anni, a volte sono state piazzate delle sculture: personalmente ho visto bambini che ascendono a tempietti, cavallini, biciclette, angeli svolazzanti. L’altro giorno passo dal rondò di corso del Popolo, via Milano e via Tasso e nell’aiuola centrale, ancora sterrata e disseminata di erbacce, piantata tra le zolle, spicca inconfondibile una bandiera della Fiom. Il giorno dopo leggo sulla Nuova Venezia che a Mestre c’è stata una manifestazione degli operai dell’officina Beltrame di Porto Marghera, che si battono contro la chiusura della loro fabbrica. Non possono essere stati altri che loro a piantare la bandiera.
Delle lotte di un tempo si è quasi persa la memoria. Di questa qualcuno ha voluto lasciare un segno. Monumento precario, effimero. Sono passato di là oggi verso le 17,00 e la bandiera non c’era già più.
3 settembre 2012
Sono due i luoghi scelti dai rapper di Mestre per allenarsi ed esibirsi: piazzale Candiani e il portico del Banco di Siena all’angolo tra corso del Popolo e via Pepe.
5 settembre 2012
A Mestre è cominciato “Voci fuori campo”, il festival della politica organizzato dalla Fondazione Pellicani. Oggi c’è Dacia Maraini e la nuova piazzetta Pellicani, sotto la torre, è piena di gente: tutte le poltroncine pieghevoli verdi del comune davanti al palchetto sono occupate, una corona di persone in piedi si affaccia dalla balaustra della bocca di piazza, dalla scala della torre, occupa sul lato opposto la via dell’Orologio. Si parla di donne e politica. Il pubblico segue con grande attenzione, nel disastro della politica e del dibattito pubblico ci sono comunque ancora quelli che non rinunciano a sapere, capire, discutere. Noto con il consueto dispiacere che l’età media è elevata, sono pochissimi i giovani.
Si prosegue con il costituzionalista Zagrebelsky e Massimo Cacciari in piazza. Piazza che si conferma ancora una volta non particolarmente adatta a questo genere di appuntamenti, che certamente non la riempiono tutta – è finita da un pezzo l’epoca delle grandi manifestazioni di massa. La postazione si trova davanti all’Excelsior, attorno la vita scorre, com’è ovvio che sia, tra movimenti, gesti, voci, suoni e rumori che si sovrappongono, distraggono, confondono. Nonostante il linguaggio un tantino accademico del giurista, non del tutto adeguato a un uditorio popolare di piazza, il pubblico segue e poi interviene.
Dopo cena, in piazzetta Pellicani tocca a Corrado Augias discutere del carattere nazionale degli italiani, accolto con calore ma che mi è parso poi, nel dibattito conclusivo con il pubblico, svelto a spazientirsi, intemperante, anche un po’ stizzoso.
Conclude David Riondino dal palco di Piazza Ferretto, molto simpatico, poetico ma pungente con il suo spettacolo di rime e canzoni, interrotto anzitempo dalla pioggia.
6 settembre 2012
“Voci fuori campo” ospita questo pomeriggio al teatro Toniolo il presidente della repubblica Napolitano. Assisto alla sua lezione sull’Europa dal maxischermo montato in bocca di piazza davanti a San Lorenzo, nemmeno ho tentato di procurarmi l’accredito per l’ingresso in sala. La gente non è moltissima, me ne aspettavo di più; arriva fino all’edicola, forse mezzo migliaio di persone. La Rai filma in strada, poi si fa ospitare su un terrazzo al primo piano, così come alcuni fotografi. Napolitano, inquadrato quasi sempre a mezzobusto, legge. L’attenzione è forte come e più che ai precedenti appuntamenti, applausi sottolineano alcuni passaggi del discorso. Ma alle nostre spalle e sui lati, scorre la città indifferente alla persona, all’evento e al tema, gente ai tavolini del bar che sorseggia una bibita, sotto i portici passanti gettano uno sguardo distratto e disinteressato mentre si allontanano, discorsi e richiami che si levano con noncuranza ad alta voce.
Quando finisce, mi sposto davanti al Toniolo per vedere uscire il presidente. In piazzetta Battisti c’è una piccola folla che attende dietro le transenne. Dal teatro defluisce con lentezza il pubblico; spiccano i completi blu e grigi, incravattati, davvero tanti; riconosco o indovino politici, amministratori, dirigenti pubblici, predominano, sovrastano, pare quasi che in sala ci fossero soltanto loro. C’è incertezza, forse Napolitano lo fanno uscire dal retro, mormora qualcuno; però ci sono gli uomini della scorta oltre le barriere. Un elicottero volteggia sopra le nostre teste, aspettiamo pazienti, il tempo sembra non passare mai. Sono trascorsi venti minuti e finalmente l’auto presidenziale è fatta arrivare davanti all’ingresso, esce Napolitano. Non si avvicina ma saluta dalla macchina e rapidamente se ne va.
8 settembre 2012
Si mendica, letteralmente, un lavoro. Fuori dalla scuola a Zelarino mi avvicina un giovane nero. Mi chiede qualche soldo, dice di essere disoccupato e di avere figli da mantenere. Mentre frugo nel portafoglio, mi domanda se potrei trovargli un lavoro, ha con sé il curriculum e vorrebbe lasciarmelo. Gli rispondo che sono soltanto un insegnante di scuola pubblica, che non saprei come aiutarlo. Lui mi ringrazia e se ne va.
15 settembre 2012
In piazza Ferretto ci sono gli stand di “Altrofuturo”, la “Fiera della decrescita e della città sostenibile”. Ai banchetti sotto i gazebo bianchi, che vendono frutta e verdura biologici e prodotti artigianali equosolidali, pochi sono quelli che si fermano, e per una sosta breve, l’atteggiamento per lo più distratto. In compenso, c’è più gente in contemplazione ammirata e invidiosa attorno a una Ferrari rossa fiammante, ferma al centro di piazzetta Coin, peraltro in zona vietata alle automobili. Appartiene a una persona che conosco di vista, un impresario di pompe funebri, che ama sfoggiare il suo gioiello. Non si può certo dire che i miei concittadini non gli diano soddisfazione.