di Filippo Benfante
Bottiglia di vetro di Murano, a forma di pappagallo. Secondo una versione che giurerei di aver sentito quando ero piccolo, entrò in casa per una autogratificazione che mia mamma si concesse dopo aver riscosso il primo stipendio, dunque intorno alla metà degli anni Cinquanta. Sono altrettanto sicuro che mia mamma stessa a un certo punto, quando ero già grande, smentì la leggenda, dicendo che l’aveva comprato tempo dopo (anni Sessanta?). Possibile che io non abbia mai chiesto la storia precisa di uno degli oggetti feticcio che c’era in casa? oppure non la ricordo? (Gli studi e le letture e la storia orale: eppure solo dopo la morte di mia mamma mi sono reso conto davvero che nessuno poteva più ripetermi le storie che ascoltavo senza sforzarmi di memorizzare i dettagli, sempre certo di poterle riascoltare prima o poi; le storie di persone e cose di famiglia, per me, sono svanite più o meno tutte così.)
Mia mamma teneva particolarmente a quel soprammobile (da qui l’idea che l’avesse acquistato per solennizzare un’occasione). Era lo spauracchio quando eravamo piccoli: si potevano fare tanti malanni, ma rompere il pappagallo no. Per paradosso conteneva anche una singolare sfida: era appoggiato su un carrello in legno con le ruote libere (di quelli che si usavano per aiutare il servizio in tavola) in un punto piuttosto esposto alle nostre corse di bambini. Da grandi, era diventato lessico famigliare, allargato agli amici più cari: essere informati che si poteva rompere tutto in casa, tranne il pappagallo, non era più un vero monito ma piuttosto un’adozione.
Proprio un caro amico, l’estate dopo che era morta mia mamma, si accorse per caso e mi fece notare che una delle ali era rotta; c’erano segni di colla che dicevano di un tentativo di rimediare; il pezzetto di vetro mancante l’abbiamo trovato in un piccolo astuccio di porcellana. Mia mamma non aveva detto nulla né a me né a mio fratello. Non saprò mai se è capitato alla persona che aiutava mia mamma nei lavori domestici e spolverava sempre con tanta energia; oppure se è scivolato di mano a mia mamma, che negli ultimi tempi era molto stanca; o se il nipotino (il figlio di mio fratello, nato nel 2003) è riuscito là dove noi figli, amichetti e amici non eravamo arrivati.