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Discriminazioni e bibbie in Veneto (continuazione)

30/03/2011

a cura di redazione sito sAm, con un intervento di Giovanni Levi

Nel settembre 2010, alla ripresa dell’anno scolastico, circolò la notizia che il presidente della regione Veneto Luca Zaia avrebbe regalato una bibbia a ogni alunno e studente veneto. In quell’occasione avevamo chiesto un commento a Giovanni Levi.

Non avevamo più sentito parlare di questa storia, ingenuamente avevamo pensato che la cosa si fosse arenata, o persino fosse rientrata in seguito alle proteste. Ma il 28 marzo 2011 uno dei blog di Repubblica.it (“Piccola Italia”, di Antonello Caporale) ha confermato che le cose stanno andando avanti; tra l’altro Caporale mette a disposizione una circolare inviata dall’assessore Elena Donazzan a tutti i dirigenti scolastici delle scuole primarie del Veneto in data 15 dicembre 2010. La circolare, che potete scaricare anche cliccando qui, si conclude con un invito a confermare l’adesione all’iniziativa promossa dal presidente Zaia, e a comunicare il numero di alunni della scuola.

Rilanciamo a nostra volta la notizia e, per ribadire le ragioni della nostra protesta, ripubblichiamo un intervento di Giovanni Levi del 2001, tenuto in occasione del convegno organizzato da storiAmestre contro l’intitolazione di un assessorato regionale “all’identità e alla cultura veneta” (oggi l’assessore Daniele Stival si occupa di Identità Veneta, Protezione Civile, Caccia, Flussi Migratori e qualche altra piccola cosa). (red)

***

Sarò molto breve perché voglio fare solo due osservazioni. La prima è che non si tratta di “identità veneta”. Il tema importante è questo: l’illegittimità che un assessorato prenda il nome di Assessorato “alle politiche per la cultura e l’identità veneta”, perché ognuno può avere l’identità che vuole, ma quando una assessorato, cioè un rappresentante dei cittadini, decide che rappresenta solo una parte dei cittadini, entra una fase di illegittimità, dichiara che si occuperà esclusivamente di una parte dei cittadini, una parte di fatto infima.

Io credo che questo problema sia centrale, cioè non si tratta di vedere se l’identità è multipla o altro. Mi pare chiaramente che il problema sia che è stata fatta la scelta di discriminare: “io rappresenterò solo una parte della cittadinanza”. Se si fosse chiamato “Assessorato alla cultura e alla cittadinanza veneta” sarebbe legittimo. Io per esempio sono nato a Milano, ho vissuto a Torino, Genova, Roma: arrivato in Veneto non mi sento rappresentato, anzi mi sento minacciato da un assessorato che dice “di te non voglio occuparmi, preferisco tu sia considerato a parte”.

Questo è però solo un aspetto del problema: il problema centrale è che non si tratta solo di un assessorato, ma si tratta di una politica generale. La Regione Veneto sta organizzando in grande una politica di venetizzazione artificiale attraverso una legge dello Stato, la legge di riforma della scuola e dei cicli scolastici. Come voi immagino sapete, circa il 20% delle ore di lezione verranno in gran parte finanziate dalle Regioni e queste lezioni saranno finanziate in Veneto in direzione di creazione di una identità veneta: ci sarà una politica straordinariamente ramificata. Non si tratta di convegni, si tratta di un’operazione che investirà tutti i nostri ragazzi e che sarà io credo spaventevole.

Come sapete. La giunta Galan ha già deciso di regalare 18 miliardi alle scuole private – non alle scuole pubbliche e alle scuole private –, ha regalato 18 miliardi alle scuole private e ci ha detto, con questa legge sulla parità, perché così si chiama, ci ha detto che cosa intende per “identità veneta”; ci ha detto chi sono i veneti che noi dobbiamo in qualche modo favorire: sono i cattolici, i ricchi – la legge dice testualmente che questa legge non finanzia le persone che spenderanno meno di 300mila lire per iscrivere i propri figli a scuola, cioè tutti gli scritti alle scuole pubbliche. Quindi c’è un’immagine precisa di identità veneta: cattolico, ricco, antistatale, questa è la definizione che sta assumendo.

Quello che mi impressiona molto in realtà della “identità veneta” è la nostra debole reazione su queste cose, cioè sul fatto che l’operazione è un’operazione straordinariamente possente, non avviene a livello culturale solamente, avviene a livello capillare, passando per le scuole, passando attraverso la sottrazione di soldi dalle nostre tasche per regalarli a ricchi, cattolici, antistatali.
Io lo trovo agghiacciante: non saprei aggiungere altro, trovo che sia un’operazione subdola, grandiosa, e che trova in noi una certa indifferenza, una certa difficoltà obiettiva a rispondere.

Giovanni Levi

Tratto da: Identici a chi? Contro l’Assessorato alle politiche per la cultura e l’identità veneta, Atti del convegno (Mestre, 31 marzo 2001), a cura di Piero Brunello e Luca Pes, suppl. a “Osservatorio Veneto”, Venezia 2002, pp. 29-30.

PS. La circolare firmata dall’assessore Donazzan documenta quel che accade nelle scuole primarie; forse qualcuno potrà informare il sito su quel che accade negli altri ordini dell’istruzione pubblica. Intanto, a maggior ragione perché qui si tratta di bambini, proponiamo di rileggere anche un altro intervento di Giovanni Levi, del 1996, pubblicato sul numero 5 di “Altrochemestre”. (red)
 

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