di Roberto Vivian e Maria Luciana Granzotto
Le cronache di Roberto Vivian e di Maria Luciana Granzotto, dopo aver assistito a quel che è accaduto sul palco delle celebrazioni del 25 aprile 2010 a Mirano.
1. Roberto Vivian
Oggi in tarda mattinata io e mia moglie siamo andati a Mirano. Quando siamo arrivati era già iniziata la cerimonia commemorativa del 25 aprile. C’era una delegazione dell’ANPI e sul palco stava parlando un signore che più volte ha guadagnato alcuni applausi dalla gente del pubblico – abbastanza numeroso (giovani pochissimi, la maggior parte direi oltre i “quaranta”).
Non sono riuscito a capire chi fosse ma ho cercato in rete e potrebbe essere Ernesto Brunetta dell’Istituto storico della Resistenza di Treviso. Durante il suo discorso ho percepito alcuni mugugni dal pubblico che transitava di passaggio, tipo “…sempre i stessi discorsi da 70 anni a ‘sta parte”, oppure “…senti da che pulpito”.
Quando è stata citata la costituzione e i padri costituenti c’è stata una interruzione per una provocazione dovuta a due signori del pubblico sulla cinquantina – con il basco amaranto dei paracadutisti – che lo hanno invitato a “tagliar corto”. L’oratore ha ricordato loro che il suo discorso può risultare evidentemente indigesto ma ha anche ricordato che in alcuni episodi della seconda guerra mondiale perfino il corpo dei paracadutisti ha rifiutato di schierarsi con i nazifascisti. Mi pare abbia citato un episodio del battaglione “Nembo”, ma non sono sicuro. A questo punto è stato subito avvicinato del sindaco e da un carabiniere presenti sul palco che, così almeno sembrava da dove ero io, lo hanno invitato a non alzare troppo i toni. I due “paracadutisti” se ne sono rimasti invece tranquilli sotto al palco.
Subito dopo ha preso la parola il sindaco, Roberto Cappelletto, che si è subito vantato di lasciare parlare anche chi non la pensa come lui – riferendosi evidentemente all’intervento precedente –, ribadendo però: che è inutile ostinarsi a voler guardare indietro; il suo rifiuto a giudicare il passato, dato che lui non c’era; l’inutilità della storia, dato che questa è scritta “da chi vuole scriverla”; il riconoscimento di un’unica verità che è quella di Dio (come ha sentito questa mattina a Messa).
Dopo questa sequela di “concetti” è stato contestato da buona parte del pubblico che lo ha fischiato. La reazione è stato l’innalzamento del tono di voce, con il quale ha accusato il pubblico di essere maleducato e non aver imparato l’educazione dai libri di storia. I fischi sono continuati e il suo intervento si è concluso poco dopo.
PS Nei giorni seguenti, ho trovato conferma a quanto ho visto e ascoltato in un servizio giornalistico trasmesso da una tv locale.
2. Maria Luciana Granzotto
Il racconto di Roberto è preciso, mi sento di aggiungere qualcosa in merito alla sequenza degli accadimenti.
Per l’ultima parte della cerimonia il corteo si forma all’uscita dalla chiesa, le autorità da tanti anni assistono alla messa delle 10 nella chiesa del paese. Al corteo che ha le bandiere dell’ANPI, dei reduci, quella italiana si è aggiunto lo striscione e le bandiere di Rifondazione Comunista. La banda suona la canzone La guerra di Piero di Fabrizio De Andrè e prima di raggiungere il palco davanti al municipio depongono una corona al monumento ai caduti nel viale delle Rimembranze.
Sul palco ci sono il sindaco Roberto Cappelletto, indipendente con una coalizione di centrodestra compresa la Lega, il vicesindaco leghista, un assessore, il segretario dell’ANPI, l’oratore invitato Ernesto Brunetta dell’Istituto storico della Resistenza di Treviso, il comandante dei Carabinieri della stazione di Mirano.
Il pubblico che seguiva la cerimonia non era molto, i soliti – esponenti dei partiti della sinistra – che vengono a sentire e “vigilare” il discorso del sindaco. Tantissimi quelli venuti per la festa dei fiori.
Apre la celebrazione il segretario dell’ANPI del Miranese Bruno Tonolo, che presenta Brunetta che prende la parola.
A discorso inoltrato, a ridosso del palco, si sentono vociare uno, due persone abbigliate da parà, si intuisce che gli hanno detto di “tagliare”. Brunetta risponde ricordando i paracadutisti schierati con la resistenza e alzando un po’ i toni, ma ha l’aria di divertirsi. Si vede il comandate dei Carabinieri avvicinarsi a Brunetta, da dove sono non capisco cosa gli dice. Vengo a sapere da fonte certa che il carabiniere lo ha sollecitato a non badare all’interruzione e a proseguire l’intervento. Brunetta conclude.
Il sindaco si avvicina al microfono e alcune persone legate alla CGIL, iniziano a cantare, prima in modo sommesso poi via via più convinto Bella ciao; qualche voce – poche – si sono unite al canto.
Il sindaco ha aspettato che finissero, ha preso la parola affermando il suo pacifismo “alla De Andrè”, “io preferirei essere al posto di Piero”, cioè il Piero che muore perché non ha voluto sparare per primo. Ribadisce le posizioni già espresse l’anno scorso dal palco e in Consiglio Comunale, dopo un’interrogazione dell’opposizione sulla presenza, il 25 aprile, a Mirano, di Forza nuova che si presentava alle elezioni provinciali, e cioè: lui allora non c’era, bisogna guardare avanti, la Liberazione è una festa per tutti. Dopo questa dichiarazione, partono fischi e voci di dissenso, il sindaco illividisce e si mette a dare dei maleducati a tutti e a tutte, (sottolineato tutte), chiude enfaticamente con “la storia la fanno gli uomini, il giudizio spetta a dio”.
Il Gazzettino, lunedì 26 aprile, ha scritto: "… è stato durante l’intervento di Ernesto Brunetta […] che si sono accesi gli animi. […] Il discorso di Brunetta è apparso troppo di parte, troppo orientato a sinistra, tanto da suscitare le critiche di qualche ex militare. Ma a riscaldare gli animi ci ha pensato il sindaco Roberto Cappelletto che ha controbattuto a Brunetta elogiando altresì quanto ribadito da Napolitano a Milano. A calmare gli animi ci hanno [pensato] le forze dell’ordine.”
Gli esponenti della sinistra di Mirano, a parte l’indignazione per il discorso del sindaco, hanno esecrato la presenza delle bandiere di Rifondazione perché “dividono”. Evidentemente dividono perché pensano che il 25 aprile è la festa di tutti. Cappelletto è in buona compagnia.