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Una decisione istintiva. Mogliano, 9 novembre 2009

25/02/2010

A cura di Giannarosa Vivian

Dopo averla incontrata per caso alla manifestazione di protesta contro la scelta del Comune di Mogliano Veneto di patrocinare la presentazione della biografia di Giancarlo Gentilini, Giannarosa Vivian intervista via e-mail Beatrice Bortolozzo.

Negli ultimi quattro anni di lavoro, prima della pensione, sono stata la maestra di Federica, la maggiore dei figli di Beatrice Bortolozzo. Oltre che nelle riunioni di classe, ho avuto modo di parlare con Beatrice all’uscita da scuola, fermandoci a scambiare quattro chiacchiere su quaderni e merende, peso della cartella, mensa scolastica, organizzazione di festicciole… Tra le cose su cui sempre ci siamo trovate d’accordo c’è l’importanza di educare i bambini al rispetto delle persone, dell’ambiente, della salute.

Un giorno le ho regalato una copia di quei Quaderni di storiAmestre che toccano il tema del lavoro in fabbrica (il numero 1 e il numero 8) e di un ambiente, un’isola della laguna di Venezia, che vorremmo rispettato (numero 7). A sua volta, Beatrice ha ricambiato donandomi il libro scritto da suo padre Gabriele, L’erba ha voglia di vita. Autobiografia e storia politica tra laguna e petrolchimico, Associazione Gabriele Bortolozzo, Mestre 1998.

Il 9 novembre 2009 in piazza a Mogliano non mi sono stupita quando l’ho vista partecipare assieme a me alla manifestazione di protesta contro la scelta della nostra amministrazione comunale di patrocinare la presentazione del libro Gentilini, sindaco sceriffo. Pioveva. Ci siamo riconosciute tra gli ombrelli, e fianco a fianco abbiamo scambiato le nostre impressioni su ciò che stava accadendo. Poi lei è dovuta correre al lavoro. In dicembre ci siamo ritrovate tra il pubblico di genitori e nonni che ascoltavano i canti di Natale dei bambini della scuola, e le ho chiesto il permesso di intervistarla.

Con tre figli piccoli sono sempre a corto di tempo – mi ha risposto –. Se lo facciamo via mail forse è più semplice, posso ritagliarmi uno spazio per scrivere, magari di notte.

Abbiamo cominciato il 6 gennaio.

Mogliano Veneto 18 febbraio 2010

Giannarosa Vivian

 

Giannarosa Vivian a Beatrice Bortolozzo, mercoledì 6 gennaio 2010, ore 23,40

Gentile Beatrice, le scrivo a proposito di quel lunedì 9 novembre quando ci siamo incontrate in piazza a Mogliano. Io pensavo a una chiacchierata, lei mi diceva che preferisce ricavarsi uno scampolo di tempo per rispondere per scritto alle mie domande, una specie di intervista insomma. Proviamo, anche se ovviamente è diverso potersi parlare dal vivo, con botta e risposta. La ringrazio per la gentilezza. Qui sotto trova i punti intorno ai quali avrei voluto parlare con lei.

Giannarosa Vivian

 

Beatrice Bortolozzo a Giannarosa Vivian, martedì 19 gennaio 2010, ore 14,27

Gentile Giannarosa, faccio mea culpa. La sua e-mail è arrivata quando Leo era a insegnare a Torino ed è risaputo che quando sono da sola non ho neanche il tempo per andare in bagno. Poi ci si sono messi i computer nuovi, che tra formattazione e inghippi vari mi han lasciato scollegata per un po’ di giorni. Insomma, spero che non sia troppo tardi e che le mie brevi risposte possano offrire qualche spunto. Qui sotto riprendo i punti-domanda che mi ha scritto nella sua mail e rispondo di seguito.

Cordialità,

Beatrice Bortolozzo

Domanda 1. Come ha saputo dell’iniziativa che veniva attuata in piazza quella mattina del 9 novembre scorso, per protestare contro la scelta della giunta comunale di concedere ospitalità alla presentazione del libro “Gentilini sindaco sceriffo”?

L’ho saputo all’ultimo momento. Stavo portando la mia bambina al nido, in bicicletta, e passando davanti al cinema Busan un signore mi ha consegnato un volantino che ho infilato in borsa senza leggerlo. Una volta arrivata al lavoro l’ho ripescato, leggendolo con attenzione, dopo di che sono andata al sito internet di riferimento per sottoscrivere la protesta. Non mi sembrava abbastanza, e mi sono avviata verso la piazza per prendere parte alla manifestazione.

Domanda 2. Come ha fatto col suo lavoro, per rendersi libera il tempo necessario per la presenza in piazza?

Lavorando in proprio, sono stata in grado di gestire i miei orari di quella giornata. Non sarebbe stato possibile se avessi avuto un altro lavoro, ma neanche se quel giorno avessi avuto delle scadenze improrogabili.

Domanda 3. Perché ha ritenuto importante esserci?

È stata una decisione abbastanza istintiva, a essere sincera. La cosa che mi preoccupa di più, avendo tre figli piccoli, è la società nella quale cresceranno, e che farà sempre più parte della loro vita mano a mano che diventeranno più indipendenti dalla famiglia. Sono convinta che il modo migliore per contrastare violenza, aggressività e disinteresse siano la condivisione e la partecipazione. In questo caso specifico, ero amareggiata dalla notizia di questa sponsorizzazione ufficiale da parte del Comune di una persona condannata per istigazione al razzismo.

Domanda 4. Oltre a me, conosceva altre persone presenti in piazza?

No, ho visto un paio di facce note. Alcune persone che conosco di vista erano spettatori, non ho ben capito se fossero d’accordo con i manifestanti, contrari o solo incuriositi da quell’evento che rompeva la quotidianità di un lunedì di mercato.

Domanda 5. Cosa le è rimasto più impresso tra le cose che ha visto – notato – vissuto quella mattina?

La cosa che mi ha in assoluto colpita di più è stato lo spiegamento di forze per “contrastare” i manifestanti. Per il tempo che sono rimasta lì ho visto persone che protestavano molto pacatamente e alcune che lo facevano parlando al megafono. Non sono rimasta fino alla fine, ma il contrasto mi è parso lampante. Quando al megafono un ragazzo ha spiegato agli agenti che è un diritto protestare e che lo si voleva fare in modo pacifico ho visto un agente annuire. Avrei voluto sapere cosa lui e i suoi colleghi stavano pensando.

6. Quali sono stati i suoi sentimenti, le sensazioni…?

Ho scattato delle foto perché mi ha colpito vedere mezzi blindati e tanti uomini di polizia e carabinieri davanti al Comune della mia pacifica Mogliano. Disturbare tanti uomini e mezzi altrimenti meglio impiegati (e sappiamo quanto ce ne sia bisogno!) è stata una dimostrazione di timore, di mancanza di fiducia nei confronti dei cittadini moglianesi, e quindi un segno di debolezza. Purtroppo ci si sta abituando a veder criticata la protesta, anche quella pacifica. È un fenomeno che mi preoccupa, perché la protesta è un elemento fondamentale della democrazia.

Domanda 7. A quali altre manifestazioni pubbliche (tipo di manifestazione…) aveva già partecipato prima di allora a Mogliano?

Ho partecipato a varie manifestazioni contro la realizzazione degli inceneritori di rifiuti speciali industriali a Mogliano e Silea. So che si chiamerebbero in realtà termovalorizzatori, ma mi è difficile usare la parola “valorizzatore” per un impianto di questo tipo pensato vicino a un centro abitato.

Domanda 8. Nei giorni seguenti, ha seguito sui quotidiani locali gli articoli di cronaca, e le lettere dei lettori, sui fatti di quel lunedì? se sì, cosa ne pensa?

Ho letto e sentito pareri contrastanti, ma non c’era da stupirsi. Non solo è doveroso ascoltare e rispettare pareri diversi dai propri, è anche risaputo che Gentilini ha molti sostenitori nel trevigiano. Mi ha colpito di più la totale mancanza di interesse di molti per queste tematiche e per questo fatto in particolare. Credo che la crisi economica abbia contribuito a modificare le priorità di molti e che avvenimenti che un tempo avremmo condannato apertamente vengano ora considerati piccoli prezzi da pagare per un’idea di tranquillità e di sicurezza che cela invece smarrimento e mancanza di fiducia.

 

Giannarosa Vivian a Beatrice Bortolozzo, martedì 19 gennaio 2010, ore 14,54

Cara Beatrice la ringrazio tantissimo per essere riuscita a ritagliarsi del tempo per me. Ho letto il suo scritto col cuore che mi batteva, non capita spesso di trovarsi perfettamente in sintonia con una persona che in fondo si conosce appena, o quanto meno nei limiti di un rapporto – quello tra maestra e genitori – che di solito è solo formale. Mi piacerebbe che le sue riflessioni, assieme alle mie, uscissero dallo stretto ambito di uno scambio di mail, ma non ho ancora pensato come. Se mi venisse una qualche idea, gliela comunico di sicuro. Grazie ancora

Giannarosa Vivian

 
Beatrice Bortolozzo a Gianarosa Vivian, martedì 19 gennaio 2010, ore 15,13

Ma quale onore! Far battere il cuore a qualcuno è una cosa bellissima, grazie.

Beatrice

 

Passano quindici giorni

 

Giannarosa Vivian a Beatrice Bortolozzo, mercoledì 3 febbraio 2010, ore 18,21

Cara Beatrice, l’idea mi è venuta. Se consulta il sito di storiAmestre (www.storiamestre.it) vedrà che lì c’è la mia cronaca di quella mattina. Propongo di darle un seguito, con il nostro scambio di e-mail, con le mie domande e le sue risposte/considerazioni. Se lei ritiene che lo spazio sia consono alle sue idee e adatto a pubblicare la nostra breve (ma intensa) corrispondenza, me lo faccia sapere. Carissimi saluti

Giannarosa Vivian

 

Beatrice Bortolozzo a Giannarosa Vivian, venerdì 12 febbraio 2010, ore 0,55

Mi vergogno a rispondere così in ritardo. Appena ricevuta la sua e-mail d’istinto avrei voluto rispondere che, assolutamente sì, la sua idea mi piaceva. Ma non potevo prima non dare un’occhiata al sito, e ora l’ho fatto. La risposta comunque è sempre la stessa, per me va benissimo. Grazie di tutto!

Beatrice

 

Giannarosa Vivian a Beatrice Bortolozzo, venerdì 12 febbraio 2010, ore 14,44

Grazie Beatrice. Arrivederci presto

Giannarosa Vivian

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