di Giacomo Pasqualetto
La rapida trasformazione “edile” del paesaggio avvenuta negli ultimi anni nella zona di Mestre mi ha fatto pensare innanzitutto a quando, nel tempo libero, inforcavo la mia bicicletta e godevo, una volta varcato il Terraglio, della campagna (o di quello che restava) fra stradine deserte ed altre sterrate.
Ho solo vent’anni ma da quando ero alle scuole medie è cambiato tutto: ora c’è il sovrapassaggio Arzeroni, via Giovanni Paolo II (si proprio lui!) ma soprattutto ci sono tutti edifici dalle forme cubiche che si incastonano nel territorio, come quei giochi di plastica ad incastro per i bambini. Tutto ciò mi ha fatto pensare a un itinerario (non proprio turistico) alla scoperta del nuovo “sacco di Mestre”, il quale può partire da Carpenedo, secondo me un luogo simbolo della voracità di spazio di cui necessita questa città di 200mila abitanti in continua espansione edilizia.
Carpenedo fino alla fine del XIX secolo era un paese a se stante, a meno di due chilometri dalle mura del castello di Mestre; si decise poi di realizzare l’attuale viale Garibaldi (risalente al 1881) col fine di congiungerla con Mestre stessa. Su questo bel viale alberato (pensato sullo stile del boulevard), sono sorti nel dopoguerra i palazzi che tuttora si possono vedere, che hanno determinato l’unione (o inglobamento?) definitivo di Mestre a Carpenedo.
Carpenedo tuttavia resta un luogo molto verde rispetto al resto di Mestre, grazie a quanto resta del bosco (di carpini) che dà il nome alla località e alla presenza di numerose ville con relativo parco, opaca memoria di un passato di smania per la villeggiatura in terraferma, nonché d’ostentazione (utile e spesso ben riuscita) del proprio rango familiare.
L’itinerario dunque parte da piazza Carpenedo, alla fine di viale Garibaldi (per quanti provengono da via Palazzo o dalla parte della torre dell’orologio del castello di Mestre), restaurata di recente, sulla quale si affaccia la chiesa dei santi Gervasio e Protasio. Girando a sinistra imbocchiamo via Trezzo, la strada che conduce sul Terraglio, ossia la statale (la cui direttrice risale al medioevo) la quale porta a Treviso passando per i paesi di Mogliano e Preganziol.
Via Trezzo, oltrepassato il passaggio a livello con annessa fermata del treno, è una strada fiancheggiata da entrambi i lati da numerose ville (più o meno antiche) con meravigliosi giardini, fatto eccezione per l’ultimo tratto, il quale presenta il muro di recinzione della caserma dell’esercito e alcuni ben riconoscibili esempi di case operaie, sul lato opposto.
Giunti all’incrocio con il Terraglio, attendiamo il verde al semaforo e svoltiamo a destra, procedendo per circa 50 metri; poi al semaforo svoltiamo a sinistra imboccando via Borgo Pezzana. La via è stata chiusa alle macchine in seguito all’apertura del centro commerciale Auchan, che si trova proprio al fondo della strada.Via Borgo Pezzana presenta all’inizio la bella barchessa di villa Tivan con annesso parco pubblico (in pessimo stato di conservazione). Poi, sempre sulla sinistra procedendo in direzione dell’Auchan, si trovano alcune palazzine di due piani e alcune villette, mentre a destra appena usciti dal sovrappasso della tangenziale, sulla destra possiamo notare i resti di un vecchio fosso ora cementificato e più in là compaiono i primi campi, che fino a qualche anno fa ricoprivano l’intera zona giungendo fino a Zelarino distante circa 4 chilometri.
Dalle foto possiamo notare come appaia inesorabile e a tratti angosciante il radicale mutamento del paesaggio: accanto ad alcuni campi ancora seminati se ne trovano altri abbandonati, mentre sullo sfondo si vede in tutta la sua arroganza l’opera di edificazione selvaggia costituita da nuove costruzioni che mi fanno pensare ai palazzi delle città operaie dell’Unione Sovietica post-bellica: intere zone ricoperte di cemento per parcheggi, nuovi capannoni, sedi di uffici, nuovi monolocali, ecc.
Al termine di via Borgo Pezzana, ci troviamo a un bivio: procedere dritti in direzione del centro commerciale Auchan, oppure svoltare a destra in direzione di via don Tosatto.
Seguiamo il primo itineriario imbocchando via don Tosatto; in bicicletta, fare attenzione a prendere la pista ciclabile collocata sul lato opposto rispetto al quale veniamo, in quanto si tratta di una via a doppia corsia per automobili che sfrecciano molto al di sopra del limite di 50 chilometri all’ora concesso dal codice della strada.
Via don Tosatto taglia a metà, parallelamente alla tangenziale, la nuova zona a forte sviluppo edilizio, costeggiando il centro commerciale Auchan, il capannone di Norauto, la nuova sede della Brico, e nuovi mostri di cemento ancora da terminare da un lato, e la costruzione della “sede polifunzionale” della ULSS, con uffici, supermercati, bar e negozi, dall’altro.
Il paesaggio che si scorge in prossimità del capannone di Norauto lo possiamo osservare nella foto che segue.
Sullo sfondo, in direzione Zelarino, possiamo notare la sagoma trapezioidale del complesso del nuovo ospedale di Mestre, mentre tutto attorno il paesaggio dominato dalle gru presenta profonde modifiche e sbancamenti di ciò che resta dei campi e del paesaggio rurale.
Seguendo via don Tosatto, giungiamo a un rotonda che ci introduce a via don Peron, la strada che porta ai capannoni dei centri commerciali Decathlon e MediaWorld. L’area adiacente è ancora in via di costruzione: vi si trovano i cantieri per il palazzo della Società Autostrade, il complesso dei residence “Le due torri”, un nuovo centro commerciale e cinema multisala nonché altri due complessi per uffici e appartamenti.
La zona presenta una viabilità ancora da definire, anche se le strade sono già pronte, separate dalle nuove decine di rotatorie. Si possono ancora vedere da vicino i cantieri e lo sviluppo selvaggio e senza scrupoli di questa edilizia che guarda solo al guadagno fine a se stesso e per di più di pessimo gusto architettonico.
Lasciati alle spalle i capannoni di Decathlon e MediaWorld giungiamo, alla fine della strada (via don Tosatto che prosegue in via don Peron, è lunga circa due chilometri ed è rettilinea), a una grande rotatoria che funge da crocicchio per le direzioni del Terraglio svoltando a destra, e di Zelarino e Castelfranco a sinistra, imboccando il nuovo sovrappasso Arzeroni.
Concluso questo primo itinerario, torniamo al bivio che avevamo incontrato alla fine di via Borgo Pezzana, e prendiamo l’altra direzione. Questo secondo itineriario consiste nel procedere lungo la Castellana (la strada che da Mestre conduce a Castelfranco). Lasciando alla nostra destra il centro commerciale Auchan, si attraversa il sottopassaggio ferroviario e immediatamente sulla destra, oltrepassato il cantiere della nuova stazione ferroviaria, si vede il cantiere del nuovo ospedale: il più esteso della zona.
Procedendo per la pista ciclabile, si può osservare alla nostra destra (in direzione di Zelarino) quanto riportato nelle foto.
Si giunge quindi alla rotatoria la quale a destra conduce al nuovo sovrappasso Arzeroni, in direzione della recente via Giovanni Paolo II, mentre procedendo dritti si prosegue per la Castellana giungendo a Zelarino. Da questa prospettiva provengono le seguenti foto.
La zona antistante via Giovanni Paolo II, compresa tra il cantiere del nuovo ospedale di Mestre e le prime case del centro abitato di Zelarino, è ancora coltivata e dà un’idea di com’era, fino a pochissimo tempo fa, tutta la zona ora in via di costruzione.
Le nuove concessioni edilizie hanno spinto in avanti Mestre quasi a inglobare il centro abitato di Zelarino distante appena 3,5 chilometri. Nei prossimi anni anche Zelarino verrà definitivamente inglobato nel mostro mangia terreno di Mestre, mai sazio di spazi, proprio com’è avvenuto per Carpenedo.
Stefano dice
Bell’articolo, complimenti. Sembra che lo scempio fatto su Mestre negli ultimi 20 (oltre a quello dei 30 anni precedenti…) non importi a nessuno. Spero non sia così.