di Filippo Benfante
Sabato 21 ottobre, giornata di pioggia. Ci ritroviamo alla stazione di Santa Maria Novella e il primo appuntamento è alle 15.45 a casa di Christian, in via Taddea. Per arrivarci attraversiamo il quartiere dove vediamo esposti, appesi a qualche finestra, cenci (adotto il lessico indigeno) bianchi, alcuni con slogan e messaggi («no al degrado», in genere, poi accuse alla pubblica amministrazione e richiesta di dimissioni). È la risposta a un appello lanciato del nuovo comitato piazza Indipendenza-San Lorenzo: lenzuola alle finestre per la legalità e contro il degrado. Ne contiamo pochi, di panni bianchi, a parte una concentrazione in via Taddea. Chris ci spiega poi che uno dei promotori del comitato sta in via Taddea. Aggiungo io che la via (o almeno la parte della via, ci tornerò poi) dove sta Christian è in effetti un luogo reso sgradevole: le finestre affacciano sulle impalcature e sulle lamiere di un cantiere (il complesso Sant’Orsola, il «catafalco», come dice Christian nel Quaderno) aperto da 15 anni; a pochi metri dal portone, all’angolo via Taddea-via Panicale, ci sono tre cassonetti di rifiuti ordinari, da cui fuoriesce sempre qualcosa, e sono usati sia per ammasso rifiuti ingombranti sia come toilette en plein air. L’azienda locale di nettezza urbana ci aggiunge lo spruzzo (credo più volte al giorno) di un prodotto liquido che dovrebbe igienizzare. Il risultato è che ogni volta che si fa visita a Christian si stringe lo stomaco più che il cuore.
Lunedì ho letto sul sito di Novaradio (www.novaradio.fol.it; è la radio – dell’ARCI – che ha intervistato più volte Chris negli ultimi giorni, per il Quaderno e per San Lorenzo in generale) che le lenzuola esposte sarebbero state un centinaio in tutto: «due o tre per edificio» ma non in tutte le strade del quartiere, si dice (ho verificato: sul sito si trova ancora).
Alle 16 prendiamo su gli scatoloni con i quaderni e partiamo da casa di Christian. A piedi, scatoloni a braccia, fino a via dei Macci, sede dell’associazione L’Aurora, che ci ospita per la presentazione. La zona è tra Sant’Ambrogio e Santa Croce, a due passi dalla Biblioteca nazionale e dal secondo grosso mercato di Firenze, dopo quello di San Lorenzo.
Quando entriamo, da una facciata coperta di impalcature, abbiamo la sorpresa di trovarci in una cappella sconsacrata. È un pezzo di un ospizio trecentesco, restaurato di recente (una targhetta dice 2003-2005, con i soldi della Cassa di Risparmio di Firenze). Dalle discussioni successive capiamo che non è stato facile averla come sede. Lo spazio e la cura del restauro ci colpiscono. Entrando, sulla destra ci sono i locali di servizio (una grande cucina e i bagni). Sulla sinistra si entra invece nella cappella sconsacrata. In quello che era lo spazio per i fedeli, ci sono sparsi tavolini e sedie, mentre in un angolo c’è il bancone di un bar, attrezzato con tutto quello che serve, manca solo la macchina per l’espresso, se non ricordo male. Al posto dell’altare e nell’abside è stata ricavata una piccola biblioteca, con libri e videocassette (fanno un cineforum «casalingo»); nella minima sacrestia ci sono altri uffici e stanze di servizio. Pareti e soffitti della cappella sono affrescati. Abbiamo discusso «vegliati» da un qualche alto prelato, fosse un arcivescovo fiorentino o un papa non saprei dire.
Ha cominciato Piero Brunello con i saluti storiAmestrini, parlando di gemellaggio con Firenze, e delle idee che stanno dietro al Quaderno, i motivi per cui si è deciso di pubblicarlo.
Poi tocca a Christian. Ripercorre i temi del Quaderno, i tentativi di intervento sulla situazione di San Lorenzo (e su questioni più generali) dalla Voce migrante, l’idea di inchiesta che c’era dietro. Aggiunge qualche cosa sulla situazione attuale, riprende le notizie del giorno (nuove tensioni tra polizia e ambulanti senegalesi, accaduto venerdì 20 ottobre) e mostra alcuni volantini fatti circolare negli ultimi giorni dal comitato di piazza Indipendenza. Spiega che parlare di quartiere può ingannare: all’interno di San Lorenzo esistono molti confini, che delimitano zone «brutte» da zone «bene». Nella sola piazza Indipendenza ci sono due piazze: la parte verso la stazione – tra l’altro è quella dove si ritrovano la maggior parte dei filippini – è quella «brutta»; la parte verso i viali esterni è «bene».
Aggiungo io: la piazza è fisicamente tagliata in due da via XXVII aprile, che parte da piazza S. Marco e arriva sino ai viali attraversando piazza Indipendenza. Christian racconta che la parte «bene» di piazza Indipendenza è chiamata «la Svizzera»; e che ci sono tante «Svizzere» nel quartiere, che le strade «brutte» in realtà sono alcune, ben identificate. Una «Svizzera» è via dei Ginori, per esempio, e la stessa via Taddea è una Svizzera nell’ultimo tratto, quei pochi metri che vanno da un hotel di lusso alla via dei Ginori, mentre dalla parte di via Panicale Taddea è «brutta».
Dopo Chris è intervenuto un ragazzo senegalese, che ha fatto parte del gruppo la voce migrante, e che ha ricostruito la nuova presunta rissa avvenuta venerdì 20 nel quartiere: secondo i titoli e le civette della stampa locale la polizia sarebbe stata «accerchiata» da senegalesi. Le cose, e paradossalmente basta leggere le cronache di quegli stessi giornali, sono andate in modo ben diverso; è un episodio simile a quello del giugno 2005, «svelato» nelle cronache ora nel Quaderno, quando qualcuno poté esserne testimone. «Semplicemente», ha commentato poi Christian, «questa volta non c’era nessuno a guardare e a raccontare poi come sono andate davvero le cose».
Piero Colacicchi ha ricordato che alla fine degli anni Ottanta San Lorenzo era sostanzialmente nella stessa situazione. C’erano ronde anti-immigrati e pestaggi. I senegalesi fecero uno sciopero della fame (1989-90) per denunciare la situazione. Dice che facendo ordine in casa di recente ha trovato un numero di una rivista che si faceva allora, 16 anni fa, con in prima pagina la denuncia dei fatti di San Lorenzo.
La discussione si è poi aperta ed è andata in molte direzioni. Ricordo solo l’intervento di un signore che fa parte di un comitato del quartiere dell’Isolotto (quartiere storico, INA casa, come il villaggio San Marco a Mestre, con in più tutto il progetto del cattolicesimo sociale fiorentino: da La Pira a don Mazzi, ecc.) e del tavolo che coordina vari comitati cittadini. Segnalo che Firenze è piena di comitati in questo periodo, ne sorgono di continuo; sono molto diversi tra loro, com’è facile immaginare; tra i principali quello che si oppone alla TAV (che ha ripercussioni in città: una nuova stazione che promette cantieri aperti per anni e rischia di dissestare una buona porzione del centro) e quello contro la tramvia. Si capisce che una delle parole chiave che ci stanno dietro è «rendita»: zone che si apprezzano, zone che si deprezzano, zone dove per anni nessuno vorrà andare a vivere causa cantieri, ma che promettono di valorizzarsi a cantieri chiusi (sempre salute permettendo). Dietro anche la solita domanda: la città di chi e per chi? In sostanza si progetta Firenze a uso di chi dovrà far soldi sul turista o l’affarista che arriva col treno da Lione o da Kiev.
Nel suo intervento, questo signore invita a non liquidare con diffidenza, astio e sarcasmo i comitati: non tutti puzzano di razzismo, e in ogni modo sono espressione di un disagio autentico e condiviso da tutti, bisogna ragionarci.
Christian replica con altrettanta ragionevolezza e, conoscendo la storia dei comitati di San Lorenzo da dieci anni, ripercorre le tappe e gli «slittamenti» dei comitati con cui ha avuto a che fare: una volta assunto posizioni e linguaggi poco pensati, che mettono da parte la complessità della situazione, è facile scivolare in ottusa difesa della propria minima rendita e nel razzismo, nella contrapposizione noi-loro, perdendo di vista responsabilità e proposte di soluzioni autentiche.
Allora, si conclude, se il Quaderno può servire a qualcosa è a questo: svelare l’ideologia e provare a ripartire con uno sguardo e un linguaggio diverso.
Queste, grosso modo, a memoria, le cose dette. Vi risparmio le discussioni tra militanti di lunga data, che a partire dal Quaderno hanno ripreso questioni aperte da tempo in città. La contrapposizione è stata tra militanti «di movimento» e una signora che a quegli stessi è legata da anni di amicizia e di cose fatte insieme, anche nei movimenti, ma adesso è consigliere comunale per Rifondazione comunista.
La riunione si è sciolta a poco a poco, con gruppetti che continuavano a ragionare tra loro. Al massimo delle presenze saremmo stati una trentina. Alla cena di autofinanziamento a favore dell’associazione L’Aurora eravamo molti meno. Riti di gemellaggio conclusi con scambio di ricette etniche e spiegazioni tipo «Come dite voi rosmarino?» «Ramerino»; «What does it mean civaiolo?»; ecc. ecc.
25 ottobre 2006
Christian De Vito dice
Intanto ringrazio gli storiAmestrini per aver fatto materialmente il Quaderno. Io, per quanto ne so, ho solo scritto le mail, in una forma meno curata dei testi attualmente nel quaderno. Il mio nome sul Quaderno perciò vale come assunzione di responsabilità personale per le cose viste, scritte e descritte, ma l’autore è collettivo.
Filippo ha scritto quello che c’era da scrivere sull’incontro di sabato. Aggiungo che il Quaderno a Firenze può avere una ennesima funzione di smuovere qualcosa rispetto al panorama statico (stantio?) dei movimenti SUI migranti, ora più che mai, con il governo amico. Aggiungo che, a me che piace pensare in termini di coordinamenti in questo periodo di (ulteriore) disgregazione: spero che il quaderno possa servire a rimettere assieme i pezzi di quegli attivisti che hanno idea della centralità dell’autorganizzazione dei migranti e, dall’altra parte, della funzione di controllo/sussidiarietà che svolge la maggior parte del terzo settore. Quindi, mettere assieme Fuori Binario, associazione Aurora, Casa dei Diritti Sociali, senegalesi, rete di solidarietà, voce migrante, movimento di lotta per la casa ecc. e tanti altri singoli attivisti in un lavoro di inchiesta come quello provato da la voce migrante.
All’incontro di sabato c’erano compagni e compagne di quest’area qui dei movimenti fiorentini, tolti quelli del movimento di lotta per la casa, impegnati in una mega (e, credo, interessante) assemblea degli IWW (Invisible Workers of the World).
Dal nostro incontro/presentazione, non è venuta fuori una proposta diretta di coordinamento, ma se ne era già parlato qualche mese fa e l’intervento di Stefania dell’associazione Aurora andava in quel senso. La discussione continua e a fine incontro è emerso un tema fondamentale, che potrebbe essere quello che tiene insieme tutti: la questione della residenza, che è un diritto costituzionale nonché il prerequisito per godere dei diritti di cittadinanza; diventa un problema che accomuna persone senza fissa dimora come immigrati, e infine anche i detenuti (senza domicilio esterno, nessuna possibilità di accedere alle misure alternative, ecc.). A Firenze, le residenze prima erano date dalle associazione ai «senza fissa dimora» e ora le dà solo il Comune in una via apposita.
Non la faccio lunga, non so quanto questo discorso possa dire a voi storiAmestrini. Per quanto, sapere che nascono gruppi e coordinamenti con questo taglio in altre città a me dà sempre una grande speranza. Secondo me comunque far partire una cosa del genere qui a Firenze sarebbe una gran cosa, che potrebbe essere utile, una volta tanto, non alle associazioni e agli assessori, ma alla costruzione di una forza reale degli immigrati per contrastare almeno parte degli assalti che subiscono ogni giorno e da più direzioni.
A novembre faremo un altro incontro sul Quaderno in una libreria di Firenze, che si trova in una delle «Svizzere» di San Lorenzo (via San Gallo, del resto, capirete) ai margini della zona «brutta». Sarà un incontro diverso da quello dell’Aurora. Staremo a vedere.
Sono molto interessato a sapere come pensate di impostare invece l’incontro di Mestre del 9 novembre (se lo confermate). E mi interesserebbe conoscere la realtà in cui quell’incontro sarà tenuto. Cose simili e cose diverse rispetto ai problemi di San Lorenzo. Qualcuno potrebbe riepilogarle? Per non andare troppo sul generico, per non parlare solo di San Lorenzo fiorentino ma soprattutto delle questioni che si vedono qui e sono anche lì. E magari per documentarmi su altre situazioni ancora, e fare un ragionamento che metta insieme i veri elementi comuni di quelle situazioni.
Apriamo uno scambio elettronico da qui al 9 su questo? Magari coinvolgendo anche altri nella discussione.